Pagina:Leopardi, Giacomo – Operette morali, 1928 – BEIC 1857808.djvu/21


storia del genere umano 15


terra con autoritá di principe, e cominciato a conoscere di presenza, al contrario di tutti gli altri immortali, che piú chiaramente manifestandosi, appaiono piú venerandi, contristò di modo le menti degli uomini e percossele di cosí fatto orrore, che eglino, se bene sforzati di ubbidirlo, ricusarono di adorarlo. E in vece che quelle larve in qualunque animo avessero maggiormente usata la loro forza, solevano essere da quello piú riverite ed amate; esso genio riportò piú fiere maledizioni e piú grave odio da coloro in che egli ottenne maggiore imperio. Ma non potendo perciò né sottrarsi, né ripugnare alla sua tirannide, vivevano i mortali in quella suprema miseria che eglino sostengono insino ad ora, e sempre sosterranno.

Se non che la pietá, la quale negli animi dei celesti non è mai spenta, commosse, non è gran tempo, la volontá di Giove sopra tanta infelicitá; e massime sopra quella di alcuni uomini singolari per finezza d’intelletto, congiunta a nobiltá di costumi e integritá di vita; i quali egli vedeva essere comunemente oppressi e afflitti piú che alcun altro, dalla potenza e dalla dura dominazione di quel genio. Avevano usato gli dèi negli antichi tempi, quando Giustizia, Virtú e gli altri fantasmi governavano le cose umane, visitare alcuna volta le proprie fatture, scendendo ora l’uno ora l’altro in terra, e qui significando la loro presenza in diversi modi: la quale era stata sempre con grandissimo beneficio o di tutti i mortali o di alcuno in particolare. Ma corrotta di nuovo la vita, e sommersa in ogni scelleratezza, sdegnarono quelli per lunghissimo tempo la conversazione umana. Ora Giove, compassionando alla nostra somma infelicitá, propose agl’immortali se alcuno di loro fosse per indurre l’animo a visitare, come avevano usato in antico, e racconsolare in tanto travaglio questa loro progenie, e particolarmente quelli che dimostravano essere, quanto a sé, indegni della sciagura universale. Al che tacendo tutti gli altri, Amore, figliuolo di Venere celeste, conforme di nome al fantasma cosí chiamato, ma di natura, di virtú, e di opere diversissimo; si offerse (come è singolare fra tutti i numi la sua pietá) di fare esso l’ufficio proposto da