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conosca da te medesimo che l’uccidersi di propria mano senza necessitá, è contro natura. Anzi, per dir meglio, è l’atto piú contrario a natura che si possa commettere. Perché tutto l’ordine delle cose saria sovvertito, se quelle si distruggessero da se stesse. E par che abbia repugnanza che uno si vaglia della vita a spegnere essa vita, che l’essere ci serva al non essere. Oltre che se pur cosa alcuna ti è ingiunta e comandata dalla natura, certo ci comanda ella strettissimamente e sopra tutto, e non solo agli uomini, ma parimente a qualsivoglia creatura dell’universo, di attendere alla conservazione propria, e di procurarla in tutti i modi; ch’è il contrario appunto dell’uccidersi. E senza altri argomenti, non sentiamo noi che la inclinazione nostra da per se stessa ci tira, e ci fa odiare la morte, e temerla, ed averne orrore, anche a dispetto nostro? Or dunque, poiché questo atto dell’uccidersi, è contrario a natura; e tanto contrario quanto noi veggiamo, io non mi saprei risolvere che fosse lecito.

Porfirio. Io ho considerata giá tutta questa parte; che, come tu hai detto, è impossibile che l’animo non la scorga, per ogni poco che uno si fermi a pensare sopra questo proposito. Mi pare che alle tue ragioni si possa rispondere con molte altre, e in piú modi; ma studierò d’esser breve. Tu dubiti se ci sia lecito di morire senza necessitá; io ti domando se ci è lecito di essere infelici. La natura vieta l’uccidersi. Strano mi riuscirebbe che non avendo ella o volontá o potere di farmi né felice, né libero da miseria, avesse facoltá di obbligarmi a vivere. Certo se la natura ci ha ingenerato amore della conservazione propria, e odio della morte, essa non ci ha dato meno odio della infelicitá, e amore del nostro meglio; anzi tanto maggiori e tanto piú principali queste ultime inclinazioni che quelle, quanto che la felicitá è il fine di ogni nostro atto, e di ogni nostro amore e odio; e che non si fugge la morte, né la vita si ama, per se medesima, ma per rispetto e amore del nostro meglio, e odio del male e del danno nostro. Come dunque può esser contrario alla natura, che io fugga la infelicitá in quel solo modo che hanno gli