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il copernico | 185 |
io portare tanta provvisione che mi basti a non morire affamato
qualche anno prima di arrivare? Aggiungi che le terre
di Sua Eccellenza non credo io che producano di che apparecchiarmi
solamente una colazione.
Ora ultima. Lascia andare cotesti dubbi. Tu non avrai a star molto in casa del Sole; e il viaggio si fará in un attimo; perché io sono uno spirito, se tu non sai.
Copernico. Ma io sono un corpo.
Ora ultima. Ben bene: tu non ti hai da impacciare di cotesti discorsi, che tu non sei giá un filosofo metafisico. Vien qua; montami sulle spalle; e lascia fare a me il resto.
Copernico. Orsú; ecco fatto. Vediamo a che sa riuscire questa novitá.
SCENA QUARTA
copernico e il sole.
Copernico. Illustrissimo Signore.
Sole. Perdona, Copernico, se io non ti fo sedere; perché qua non si usano sedie. Ma noi ci spacceremo tosto. Tu hai giá inteso il negozio dalla mia fante. Io dalla parte mia, per quel che la fanciulla mi riferisce della tua qualitá, trovo che tu sei molto a proposito per l’effetto che si ricerca.
Copernico. Signore, io veggo in questo negozio molte difficoltá.
Sole. Le difficoltá non debbono spaventare un uomo della tua sorte. Anzi si dice che elle accrescono animo all’animoso. Ma quali sono poi, alla fine, coteste difficoltá?
Copernico. Primieramente, per grande che sia la potenza della filosofia, non mi assicuro che ella sia grande tanto, da persuadere la Terra di darsi a correre, in cambio di stare a sedere agiatamente; e darsi ad affaticare, in vece di stare in ozio: massime a questi tempi; che non sono giá i tempi eroici.
Sole. E se tu non la potrai persuadere, tu la forzerai.