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dialogo di timandro e di eleandro 171


gioverebbero massimamente i poetici: dico poetici, prendendo questo vocabolo largamente; cioè libri destinati a muovere la immaginazione; e intendo non meno di prose che di versi. Ora io fo poca stima di quella poesia che, letta e meditata, non lascia al lettore nell’animo un tal sentimento nobile, che per mezz’ora, gl’impedisca di ammettere un pensier vile, e di fare un’azione indegna. Ma se il lettore manca di fede al suo principale amico un’ora dopo la lettura, io non disprezzo perciò quella tal poesia: perché altrimenti mi converrebbe disprezzare le piú belle, piú calde e piú nobili poesie del mondo. Ed escludo poi da questo discorso i lettori che vivono in cittá grandi: i quali, in caso ancora che leggano attentamente, non possono essere giovati anche per mezz’ora, né molto dilettati né mossi, da alcuna sorta di poesia.

Timandro. Voi parlate, al solito vostro, malignamente, e in modo che date ad intendere di essere per l’ordinario molto male accolto e trattato dagli altri; perché questa il piú delle volte è la causa del mal animo e del disprezzo che certi fanno professione di avere alla propria specie.

Eleandro. Veramente io non dico che gli uomini mi abbiano usato ed usino molto buon trattamento: massime che dicendo questo, io mi spaccerei per esempio unico. Né anche mi hanno fatto però gran male: perché non desiderando niente da loro, né in concorrenza con loro, io non mi sono esposto alle loro offese piú che tanto. Ben vi dico e vi accerto che, siccome io conosco e veggo apertissimamente di non saper fare una menoma parte di quello che si richiede a rendersi grato alle persone, e di essere quanto si possa mai dire inetto a conversare cogli altri, anzi alla stessa vita; per colpa o della mia natura o mia propria; però se gli uomini mi trattassero meglio di quello che fanno, io gli stimerei meno di quel che gli stimo.

Timandro. Dunque tanto piú siete condannabile: perché l’odio, e la volontá di fare, per dir cosí, una vendetta degli uomini, essendone stato offeso a torto, avrebbe qualche scusa. Ma l’odio vostro, secondo che voi dite, non ha causa alcuna