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164 | operette morali |
propria forza ab eterno. Imperocché se dal vedere che le
cose materiali crescono e diminuiscono e all’ultimo si dissolvono,
conchiudesí che elle non sono per sé, né ab eterno,
ma incominciate e prodotte; per lo contrario, quello che mai
non cresce né scema e mai non perisce, si dovrá giudicare
che mai non cominciasse e che non provenga da causa
alcuna. E certamente in niun modo si potrebbe provare che
delle due argomentazioni, se questa fosse falsa, quella fosse
pur vera. Ma poiché noi siamo certi quella esser vera, il medesimo
abbiamo a concedere anco dell’altra. Ora noi veggiamo
che la materia non si accresce mai di una eziandio menoma
quantitá, niuna anco menoma parte della materia si perde,
in guisa che essa materia non è sottoposta a perire. Per tanto
i diversi modi di essere della materia, i quali si veggono in
quelle che noi chiamiamo creature materiali, sono caduchi e
passeggeri; ma niun segno di caducitá né di mortalitá si scopre
nella materia universalmente, e però niun segno che ella sia
cominciata, né che ad essere le bisognasse o pure le bisogni
alcuna causa o forza fuori di sé. Il mondo, cioè l’essere della
materia in un cotal modo, è cosa incominciata e caduca. Ora
diremo della origine del mondo.
La materia in universale, siccome in particolare le piante e le creature animate, ha in sé per natura una o piú forze sue proprie, che l’agitano e muovono in diversissime guise continuamente. Le quali forze noi possiamo congetturare ed anco denominare dai loro effetti, ma non conoscere in sé, né scoprir la natura loro. Né anche possiamo sapere se quegli effetti che da noi si riferiscono a una stessa forza, procedano veramente da una o da piú, e se per contrario quelle forze che noi significhiamo con diversi nomi, sieno veramente diverse forze, o pure una stessa. Siccome tutto dí nell’uomo con diversi vocaboli si dinota un sola passione o forza: per modo di esempio, l’ambizione, l’amor del piacere e simili, da ciascuna delle quali fonti derivano effetti talora semplicemente diversi, talora eziandio contrari a quei delle altre, sono in fatti una medesima passione, cioè l’amor di se stesso, il