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storia del genere umano | 11 |
essa prometteva che coll’autoritá e grazia propria intendeva
di trarla, e di ridurla per qualche spazio di tempo a peregrinare
tra gli uomini: per l’uso e per la familiaritá della quale,
dovere il genere umano venire in sí fatti termini, che di altezza
di conoscimento, eccellenza d’instituti e di costumi, e felicitá
di vita, per poco fosse comparabile al divino. Ma come poteva
una pura ombra ed una sembianza vuota mandare ad effetto le
sue promesse, non che menare in terra la Veritá? Sicché gli
uomini, dopo lunghissimo credere e confidare, avvedutisi della
vanitá di quelle profferte; e nel medesimo tempo famelici di
cose nuove, massime per l’ozio in cui vivevano; e stimolati
parte dall’ambizione di pareggiarsi agli dèi, parte dal desiderio
di quella beatitudine che per le parole del fantasma si
riputavano, conversando colla Veritá, essere per conseguire;
si volsero con istantissime e presuntuose voci dimandando a
Giove che per alcun tempo concedesse alla terra quel nobilissimo
genio, rimproverandogli che egli invidiasse alle sue creature
l’utilitá infinita che dalla presenza di quello riporterebbero;
e insieme si rammaricavano con lui della sorte umana,
rinnovando le antiche e odiose querele della piccolezza e della
povertá delle cose loro. E perché quelle speciosissime larve,
principio di tanti beni alle etá passate, ora si tenevano dalla
maggior parte in poca stima; non che giá fossero note per
quelle che veramente erano, ma la comune viltá dei pensieri
e l’ignavia dei costumi facevano che quasi niuno oggimai le
seguiva; perciò gli uomini, bestemmiando scelleratamente il
maggior dono che gli eterni avessero fatto e potuto fare ai
mortali, gridavano che la terra non era degnata se non dei
minori geni; ed ai maggiori, ai quali la stirpe umana, piú
condecentemente s’inchinerebbe, non essere degno né lecito di
porre il piede in questa infima parte dell’universo.
Molte cose avevano giá da gran tempo alienata novamente dagli uomini la volontá di Giove; e tra le altre gl’incomparabili vizi e misfatti, i quali per numero e per tristezza si avevano di lunghissimo intervallo lasciate addietro le malvagitá vendicate dal diluvio. Stomacavalo del tutto, dopo tante