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elogio degli uccelli | 157 |
essendo cosa piú viva che la quiete, anzi consistendo la vita
nel moto, e gli uccelli abbondando di movimento esteriore piú
che veruno altro animale; e oltre di ciò, la vista e l’udito,
dove essi eccedono tutti gli altri, e che maggioreggiano tra
le loro potenze, essendo i due sensi piú particolari ai viventi,
come anche piú vivi e piú mobili, tanto in se medesimi,
quanto negli abiti e altri effetti che da loro si producono
nell’animale dentro e fuori: e finalmente stando le altre
cose dette dinanzi; conchiudesí che l’uccello ha maggior copia
di vita esteriore e interiore che non hanno gli altri animali.
Ora, se la vita è cosa piú perfetta che il suo contrario, almeno
nelle creature viventi; e se perciò la maggior copia di vita è
maggiore perfezione; anche per questo modo seguita che la
natura degli uccelli sia piú perfetta. Al qual proposito non è
da passare in silenzio che gli uccelli sono parimente acconci
a sopportare gli estremi del freddo e del caldo, anche senza
intervallo di tempo tra l’uno e l’altro: poiché veggiamo spesse
volte che da terra, in poco piú che un attimo, si levano su
per l’aria insino a qualche parte altissima, che è come dire
a un luogo smisuratamente freddo; e molti di loro, in breve
tempo, trascorrono volando diversi climi.
In fine, siccome Anacreonte desiderava potersi trasformare in ispecchio per esser mirato continuamente da quella che egli amava, o in gonnellino per coprirla, o in unguento per ungerla, o in acqua per lavarla, o in fascia, che ella se lo stringesse al seno, o in perla da portare al collo, o in calzare, che almeno ella lo premesse col piede; similmente io vorrei, per un poco di tempo, essere convertito in uccello, per provare quella contentezza e letizia della loro vita.