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10 operette morali


fossero pronti a spenderla per cagioni belle e gloriose. Anche di durata questi buoni ordini eccedettero grandemente i superiori; poiché quantunque venuti dopo molti secoli in manifesto abbassamento, nondimeno eziandio declinando e poscia precipitando, valsero in guisa che fino all’entrare di un’etá non molto rimota dalla presente, la vita umana, la quale per virtú di quegli ordini era stata giá, massime in alcun tempo, quasi gioconda, si mantenne per beneficio loro mediocremente facile e tollerabile.

Le cagioni e i modi del loro alterarsi furono i molti ingegni trovati dagli uomini per provvedere agevolmente e con poco tempo ai propri bisogni; lo smisurato accrescimento della disparitá di condizioni e di uffici constituita da Giove tra gli uomini quando fondò e dispose le prime repubbliche; l’oziositá e la vanitá che per queste cagioni, di nuovo, dopo antichissimo esilio, occuparono la vita; l’essere, non solo per la sostanza delle cose, ma ancora da altra parte per l’estimazione degli uomini, venuta a scemarsi in essa vita la grazia della varietá, come sempre suole per la lunga consuetudine; e finalmente le altre cose piú gravi, le quali per essere giá descritte e dichiarate da molti, non accade ora distinguere. Certo negli uomini si rinnovellò quel fastidio delle cose loro che gli aveva travagliati avanti il diluvio, e rinfrescossi quell’amaro desiderio di felicitá ignota ed aliena dalla natura dell’universo.

Ma il totale rivolgimento della loro fortuna e l’ultimo esito di quello stato che oggi siamo soliti di chiamare antico, venne principalmente da una cagione diversa dalle predette: e fu questa. Era tra quelle larve, tanto apprezzate dagli antichi, una chiamata nelle costoro lingue Sapienza; la quale, onorata universalmente come tutte le sue compagne, e seguita in particolare da molti, aveva altresí al pari di quelle conferito per la sua parte alla prosperitá dei secoli scorsi. Questa piú e piú volte, anzi quotidianamente, aveva promesso e giurato ai seguaci suoi di voler loro mostrare la Veritá la quale diceva ella essere un genio grandissimo, e sua propria signora, né mai venuta in sulla terra, ma sedere cogli dèi nel cielo; donde