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dialogo di colombo e di gutierrez 149


cantuccio di terra; questo è il primo pensiero che ci si fa innanzi allo svegliarci, con questo ci addormentiamo; e se pure una volta ci verrá scoperta da lontano la cima di un monte o di una foresta, o cosa tale, non capiremo in noi stessi dalla contentezza; e, presa terra, solamente a pensare di ritrovarci in sullo stabile, e di potere andare qua e lá camminando a nostro talento, ci parrá per piú giorni essere beati.

Gutierrez. Tutto cotesto è verissimo: tanto che se quella tua congettura speculativa riuscirá cosí vera come è la giustificazione dell’averla seguita, non potremo mancar di godere questa beatitudine un giorno o l’altro.

Colombo. Io per me, se bene non mi ardisco piú di promettermelo sicuramente, contuttociò spererei che fossimo per goderla presto. Da certi giorni in qua, lo scandaglio, come sai, tocca fondo; e la qualitá di quella materia che gli vien dietro, mi pare indizio buono. Verso sera, le nuvole intorno al sole mi si dimostrano d’altra forma e di altro colore da quelle dei giorni innanzi. L’aria, come puoi sentire, è fatta un poco piú dolce e piú tiepida di prima. Il vento non corre piú, come per l’addietro, cosí pieno, né cosí diritto, né costante; ma piuttosto incerto, e vario, e come fosse interrotto da qualche intoppo. Aggiungi quella canna che andava in sul mare a galla, e mostra essere tagliata di poco; e quel ramicello di albero con quelle coccole rosse e fresche. Anche gli stormi degli uccelli, benché mi hanno ingannato altra volta, nondimeno ora sono tanti che passano, e cosí grandi; e moltiplicano talmente di giorno in giorno; che penso vi si possa fare qualche fondamento; massime che vi si veggono intramischiati alcuni uccelli che, alla forma, non mi paiono dei marittimi. In somma tutti questi segni raccolti insieme, per molto che io voglio essere diffidente, mi tengono pure in aspettativa grande e buona.

Gutierrez. Voglia Dio, questa volta, ch’ella si verifichi.