Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
144 | operette morali |
Da giovane, avendo composto alcuni versi, ed adoperatovi certe voci antiche; dicendogli una signora attempata, alla quale, richiesto da essa, li recitava, non li sapere intendere, perché quelle voci a tempo suo non correvano; rispose; — Anzi mi credeva che corressero: perché sono molto antiche.
Di un avaro ricchissimo, al quale era stato fatto un furto di pochi danari, disse che si era portato avaramente ancora coi ladri.
Di un calcolatore, che sopra qualunque cosa gli veniva udita o veduta, si metteva a computare, disse: — Gli altri fanno le cose, e costui le conta. —
Ad alcuni antiquari che disputavano insieme dintorno a una figurina antica di Giove, formata di terra cotta; richiesto del suo parere: — Non vedete voi, disse, che questo è un Giove in Creta?
Di uno sciocco il quale presumeva saper molto bene raziocinare e ne’ suoi discorsi, a ogni due parole, ricordava la logica; disse: — Questi è propriamente l’uomo definito alla greca, cioè un animale logico. —
Vicino a morte, compose esso medesimo questa inscrizione, che poi gli fu scolpita sopra la sepoltura:
ossa
di filippo ottonieri
nato alle opere virtuose
e alla gloria
vissuto ozioso e disutile
e morto senza fama
non ignaro della natura
né della fortuna
sua.