hanno piú di apparenza che di sostanza, dall’affettazione, e da
tutto quello che è fuori del naturale. Ed essere falsissimo che
i lettori ordinariamente si curino poco di quello che gli scrittori
dicono di se medesimi: prima, perché tutto quello che
veramente è pensato e sentito dallo scrittore stesso, e detto
con modo naturale e acconcio, genera attenzione, e fa effetto;
poi, perché in nessun modo si rappresentano o discorrono con
maggior veritá ed efficacia le cose altrui, che favellando delle
proprie: atteso che tutti gli uomini si rassomigliano tra loro,
sí nelle qualitá naturali, e sí negli accidenti, e in quel che
dipende dalla sorte; e che le cose umane, a considerarle in
se stesso, si veggono molto meglio e con maggior sentimento
che negli altri. In confermazione dei quali pensieri adduceva,
tra le altre cose, l’arringa di Demostene per la Corona, dove
l’oratore parlando di sé continuamente, vince se medesimo di
eloquenza: e Cicerone, al quale, il piú delle volte, dove tocca
le cose proprie, vien fatto altrettanto: il che si vede in particolare
nella Miloniana, tutta maravigliosa, ma nel fine maravigliosissima,
dove l’oratore introduce se stesso. Come similmente
bellissimo ed eloquentissimo, nelle orazioni del Bossuet,
sopra tutti gli altri luoghi, è quello dove chiudendo le lodi
del principe di Condé, il dicitore fa menzione della sua propria
vecchiezza e vicina morte. Degli scritti di Giuliano imperatore,
che in tutti gli altri è sofista, e spesso non tollerabile,
il piú giudizioso e piú lodevole è la diceria che s’intitola Misopogone,
cioè «contro alla barba»; dove risponde ai motti
e alle maldicenze di quelli di Antiochia contro di lui. Nella
quale operetta, lasciando degli altri pregi, egli non è molto
inferiore a Luciano né di grazia comica, né di copia, acutezza
e vivacitá di sali; laddove in quella dei Cesari, pure imitativa
di Luciano, è sgraziato, povero di facezie, ed oltre alla povertá,
debole e quasi insulso. Tra gl’italiani, che per altro
sono quasi privi di scritture eloquenti, l’apologia che Lorenzinodei Medici scrisse per giustificazione propria è un esempio
di eloquenza grande e perfetta da ogni parte; e Torquato Tasso ancora è non di rado eloquente nelle altre prose,