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sono da porgere. — Massimamente, diceva, quando la instanza non sia tale, che ella, per la parte di chi è pregato o richiesto, si possa soddisfare presentemente, con solo o poco piú che un semplice acconsentirla; io reputo che nelle persone il giubilo sia cosa, a impetrar che che sia da esse, non manco inopportuna e contraria che il dolore. Perciocché l’una e l’altra passione riempiono parimente l’uomo del pensiero di se medesimo, in guisa che non lasciano luogo a quelli delle cose altrui. Come nel dolore il nostro male, cosí nella grande allegrezza il bene, tengono intenti e occupati gli animi, e inetti alla cura dei bisogni e desiderii d’altri. Dalla compassione specialmente, sono alienissimi l’uno e l’altro tempo; quello del dolore, perché l’uomo è tutto vòlto alla pietá di se stesso; quello della gioia, perché allora tutte le cose umane, e tutta la vita, ci si rappresentano lietissime e piacevolissime; tanto che le sventure e i travagli paiono quasi immaginazioni vane, o certo se ne rifiuta il pensiero, per essere troppo discorde dalla presente disposizione del nostro animo. I migliori tempi da tentar di ridurre alcuno a operar di presente, o a risolversi di operare, in altrui beneficio, sono quelli di qualche allegrezza placida e moderata, non istraordinaria, non viva; o pure, ed anco maggiormente, quelli di una cotal gioia, che, quantunque viva, non ha soggetto alcuno determinato, ma nasce da pensieri vaghi, e consiste in una tranquilla agitazione dello spirito. Nel quale stato, gli uomini sono piú disposti alla compassione che mai, piú facili a chi li prega, e talvolta abbracciano volentieri l’occasione di gratificare gli altri, e di volgere quel movimento confuso e quel piacevole impeto de’ loro pensieri, in qualche azione lodevole. —

Negava similmente che l’infelice, narrando o come che sia dimostrando i suoi mali, riporti per l’ordinario maggior compassione e maggior cura da quelli che hanno con lui maggiore conformitá di travagli. Anzi questi in udire le tue querele, o intendere la tua condizione, in qualunque modo, non attendono ad altro che ad anteporre seco stessi, come piú gravi, i loro a’ tuoi mali: e spesso accade che, quando piú ti pensí che sieno