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124 | operette morali |
disputare delle virtú e dei vizi, delle cose buone ed utili e
delle contrarie. Ma Socrate da principio non ebbe in animo
di fare quest’innovazione, né d’insegnar che che sia, né di
conseguire il nome di filosofo; che a quei tempi era proprio
dei soli fisici o metafisici; onde egli per quelle sue tali discussioni
e quei tali colloqui non lo poteva sperare: anzi professò
apertamente di non saper cosa alcuna; e non si propose altro
che d’intrattenersi favellando dei casi altrui; preferito questo
passatempo alla filosofia stessa, niente meno che a qualunque
altra scienza ed a qualunque arte, perché inclinando naturalmente
alle azioni molto piú che alle speculazioni, non si volgeva
al discorrere, se non per le difficoltá che gl’impedivano
l’operare. E nei discorsi, sempre si esercitò colle persone giovani
e belle, piú volentieri che cogli altri; quasi ingannando
il desiderio; e compiacendosi d’essere stimato da coloro da cui
molto maggiormente avrebbe voluto essere amato. E perciocché
tutte le scuole dei filosofi greci nate da indi in poi, derivarono
in qualche modo dalla socratica, concludeva l’Ottonieri che
l’origine di quasi tutta la filosofia greca, dalla quale nacque
la moderna, fu il naso rincagnato, e il viso da satiro, di un
uomo eccellente d’ingegno e ardentissimo di cuore. Anche diceva
che nei libri dei socratici, la persona di Socrate è simile
a quelle maschere, ciascuna delle quali nelle nostre commedie
antiche, ha da per tutto un nome, un abito, un’indole;
ma nel rimanente varia in ciascuna commedia. —
Non lasciò scritta cosa alcuna di filosofia, né d’altro che non appartenesse a uso privato. E dimandandolo alcuni perché non prendesse a filosofare anche in iscritto, come soleva fare a voce, e non deponesse i suoi pensieri nelle carte, rispose: — Il leggere è un conversare che si fa con chi scrisse. Ora, come nelle feste e nei sollazzi pubblici, quelli che non sono o non credono di esser parte dello spettacolo, prestissimo si annoiano; cosí nella conversazione è piú grato generalmente il parlare che l’ascoltare. Ma i libri per necessitá sono come persone che stando cogli altri, parlano sempre esse, e non ascoltano mai. Per tanto è di bisogno che il libro dica molto