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il parini - capitolo ix 107


sia piú difficile a meritare, che quella di egregio poeta o di scrittore ameno o di filosofo, alle quali tu miri principalmente, nessuna con tutto questo riesce meno fruttuosa a chi la possiede. Non ti sono ignote le querele perpetue, gli antichi e i moderni esempi, della povertá e delle sventure de’ poeti sommi. In Omero, tutto (per cosí dire) è vago e leggiadramente indefinito, siccome nella poesia, cosí nella persona; di cui la patria, la vita, ogni cosa, è come un arcano impenetrabile agli uomini. Solo, in tanta incertezza e ignoranza, si ha da una costantissima tradizione, che Omero fu povero e infelice: quasí che la fama e la memoria dei secoli non abbia voluto lasciar luogo a dubitare che la fortuna degli altri poeti eccellenti non fosse comune al principe della poesia. Ma lasciando degli altri beni, e dicendo solo dell’onore, nessuna fama nell’uso della vita suol essere meno onorevole, e meno utile a esser tenuto da piú degli altri, che sieno le specificate or ora. O che la moltitudine delle persone che le ottengono senza merito, e la stessa immensa difficoltá di meritarle, tolgano pregio e fede a tali riputazioni; o piuttosto perché quasi tutti gli uomini d’ingegno leggermente culto si credono avere essi medesimi, o potere facilmente acquistare, tanta notizia e facoltá sí di lettere amene e sí di filosofia, che non riconoscono per molto superiori a sé quelli che veramente vagliono in queste cose; o parte per l’una, parte per l’altra cagione; certo si è che l’aver nome di mediocre matematico, fisico, filologo, antiquario; di mediocre pittore, scultore, musico; di essere mezzanamente versato anche in una sola lingua antica o pellegrina; è causa di ottenere appresso al comune degli uomini, eziandio nelle cittá migliori, molta piú considerazione e stima, che non si ottiene coll’essere conosciuto e celebrato dai buoni giudici per filosofo o poeta insigne, o per uomo eccellente nell’arte del bello scrivere. Cosí le due parti piú nobili, piú faticose ad acquistare, piú straordinarie, piú stupende; le due sommitá, per cosí dire, dell’arte e della scienza umana; dico la poesia e la filosofia; sono in chi le professa, specialmente oggi, le facoltá piú neglette del mondo; posposte ancora alle arti che sí esercitano principalmente colla