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il parini - capitolo ix |
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sia piú difficile a meritare, che quella di egregio poeta o di
scrittore ameno o di filosofo, alle quali tu miri principalmente,
nessuna con tutto questo riesce meno fruttuosa a chi la possiede.
Non ti sono ignote le querele perpetue, gli antichi e i
moderni esempi, della povertá e delle sventure de’ poeti sommi.
In Omero, tutto (per cosí dire) è vago e leggiadramente indefinito,
siccome nella poesia, cosí nella persona; di cui la patria,
la vita, ogni cosa, è come un arcano impenetrabile agli uomini.
Solo, in tanta incertezza e ignoranza, si ha da una costantissima
tradizione, che Omero fu povero e infelice: quasí che
la fama e la memoria dei secoli non abbia voluto lasciar luogo
a dubitare che la fortuna degli altri poeti eccellenti non fosse
comune al principe della poesia. Ma lasciando degli altri beni,
e dicendo solo dell’onore, nessuna fama nell’uso della vita suol
essere meno onorevole, e meno utile a esser tenuto da piú
degli altri, che sieno le specificate or ora. O che la moltitudine
delle persone che le ottengono senza merito, e la stessa
immensa difficoltá di meritarle, tolgano pregio e fede a tali
riputazioni; o piuttosto perché quasi tutti gli uomini d’ingegno
leggermente culto si credono avere essi medesimi, o potere
facilmente acquistare, tanta notizia e facoltá sí di lettere amene
e sí di filosofia, che non riconoscono per molto superiori a sé
quelli che veramente vagliono in queste cose; o parte per l’una,
parte per l’altra cagione; certo si è che l’aver nome di mediocre
matematico, fisico, filologo, antiquario; di mediocre pittore,
scultore, musico; di essere mezzanamente versato anche
in una sola lingua antica o pellegrina; è causa di ottenere appresso
al comune degli uomini, eziandio nelle cittá migliori,
molta piú considerazione e stima, che non si ottiene coll’essere
conosciuto e celebrato dai buoni giudici per filosofo o poeta
insigne, o per uomo eccellente nell’arte del bello scrivere. Cosí
le due parti piú nobili, piú faticose ad acquistare, piú straordinarie,
piú stupende; le due sommitá, per cosí dire, dell’arte
e della scienza umana; dico la poesia e la filosofia; sono in chi
le professa, specialmente oggi, le facoltá piú neglette del mondo;
posposte ancora alle arti che sí esercitano principalmente colla