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il parini - capitolo ix | 105 |
nondimeno egli è molto difficile ad avvenire che una medesima generazione d’uomini muti sentenza, o conosca gli errori propri, in guisa che ella creda oggi il contrario di quel che credette in altro tempo. Bensí prepara tali mezzi alla susseguente, che questa poi conosce e crede in molte cose il contrario di quella. Ma come niuno sente il perpetuo moto che ci trasporta in giro insieme colla terra, cosí l’universale degli uomini non si avvede del continuo procedere che fanno le sue conoscenze, né dell’assiduo variare de’ suoi giudizi. E mai non muta opinione in maniera che egli si creda di mutarla. Ma certo non potrebbe fare di non crederlo e di non avvedersene, ogni volta che egli abbracciasse subitamente una sentenza molto aliena da quelle tenute or ora. Per tanto, niuna veritá cosí fatta, salvo che non cada sotto ai sensi, sará mai creduta comunemente dai contemporanei del primo che la conobbe. —
capitolo nono
— Facciamo che, superato ogni ostacolo, aiutato il valore dalla fortuna, abbi conseguito in fatti, non pur celebritá, ma gloria, e non dopo morte ma in vita. Veggiamo che frutto ne ritrarrai. Primieramente quel desiderio degli uomini di vederti e conoscerti di persona, quell’essere mostrato a dito, quell’onore e quella riverenza significata dai presenti cogli atti e colle parole, nelle quali cose consiste la massima utilitá di questa gloria che nasce dagli scritti, parrebbe che piú facilmente ti dovessero intervenire nelle cittá piccole, che nelle grandi; dove gli occhi e gli animi sono distratti e rapiti parte dalla potenza, parte dalla ricchezza, in ultimo dalle arti che servono all’intrattenimento e alla gioconditá della vita inutile. Ma come le cittá piccole mancano per lo piú di mezzi e di sussidi onde altri venga all’eccellenza nelle lettere e nelle dottrine; e come tutto il raro e il pregevole concorre e si aduna nelle cittá grandi; perciò le piccole, di rado abitate dai dotti, e prive ordinariamente di buoni studi, sogliono tenere tanto basso conto, non