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storia del genere umano 5


Deliberato per tanto Giove di migliorare, poiché parea che si richiedesse, lo stato umano, e d’indirizzarlo alla felicitá con maggiori sussidi, intendeva che gli uomini si querelavano principalmente che le cose non fossero immense di grandezza, né infinite di beltá, di perfezione e di varietá, come essi da prima avevano giudicato; anzi essere angustissime, tutte imperfette, e pressoché di una forma; e che dolendosi non solo dell’etá provetta, ma della matura, e della medesima gioventú, e desiderando le dolcezze dei loro primi anni, pregavano ferventemente di essere tornati nella fanciullezza, e in quella perseverare tutta la loro vita. Della qual cosa non potea Giove soddisfarli, essendo contraria alle leggi universali della natura, ed a quegli uffici e quelle utilitá che gli uomini dovevano, secondo l’intenzione e i decreti divini, esercitare e produrre. Né anche poteva comunicare la propria infinitá colle creature mortali, né fare la materia infinita, né infinita la perfezione e la felicitá delle cose e degli uomini. Ben gli parve conveniente di propagare i termini del creato, e di maggiormente adornarlo e distinguerlo; e preso questo consiglio, ringrandí la terra d’ogn’intorno, e v’infuse il mare, acciocché, interponendosi ai luoghi abitati, diversificasse la sembianza delle cose, e impedisse che i confini loro non potessero facilmente essere conosciuti dagli uomini, interrompendo i cammini, ed anche rappresentando agli occhi una viva similitudine dell’immensitá. Nel qual tempo occuparono le nuove acque la terra Atlantide, non solo essa, ma insieme altri innumerabili e distesissimi tratti, benché di quella resti memoria speciale, sopravissuta alla moltitudine dei secoli. Molti luoghi depresse, molti ricolmò suscitando i monti e le colline, cosperse la notte di stelle, rassottigliò e ripurgò la natura dell’aria ed accrebbe il giorno di chiarezza e di luce, rinforzò e contemperò più diversamente che per l’addietro i colori del cielo e delle campagne, confuse le generazioni degli uomini in guisa che la vecchiezza degli uni concorresse in un medesimo tempo coll’altrui giovanezza e puerizia. E risolutosi di moltiplicare le apparenze di quell’infinito che gli uomini sommamente