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meno far giudizio dei libri, che non sa quello delle cittá piccole: perché nelle grandi, come le altre cose sono per lo piú false e vane, cosí la letteratura comunemente è falsa e vana, o superficiale. E se gli antichi reputavano gli esercizi delle lettere e delle scienze come riposi e sollazzi in comparazione ai negozi, oggi la piú parte di quelli che nelle cittá grandi fanno professione di studiosi, reputano, ed effettualmente usano, gli studi e lo scrivere come sollazzi e riposi degli altri sollazzi.

Io penso che le opere riguardevoli di pittura, scultura ed architettura, sarebbero godute assai meglio se fossero distribuite per le province, nelle cittá mediocri e piccole, che accumulate, come sono, nelle metropoli; dove gli uomini, parte pieni d’infiniti pensieri, parte occupati in mille spassi, e coll’animo connaturato, o costretto, anche mal suo grado, allo svagamento, alla frivolezza e alla vanitá, rarissime volte sono capaci dei piaceri intimi dello spirito. Oltre che la moltitudine di tante bellezze adunate insieme, distrae l’animo in guisa che, non attendendo a niuna di loro se non poco, non può ricevere un sentimento vivo; o genera tal sazietá, che elle si contemplano colla stessa freddezza interna che si fa qualunque oggetto volgare. Il simile dico della musica: la quale nelle altre cittá non si trova esercitata cosí perfettamente, e con tale apparato, come nelle grandi; dove gli animi sono meno disposti alle commozioni mirabili di quell’arte, e meno, per dir cosí, musicali, che in ogni altro luogo. Ma nondimeno alle arti è necessario il domicilio delle cittá grandi, sí a conseguire, e sí maggiormente a porre in opera la loro perfezione: e non per questo, da altra parte, è men vero che il diletto che elle porgono quivi agli uomini è minore assai che egli non sarebbe altrove. E si può dire che gli artefici, nella solitudine e nel silenzio, procurano con assidue vigilie, industrie e sollecitudini, il diletto di persone, che solite a rivolgersi tra la folla e il romore, non gusteranno se non piccolissima parte del frutto di tante fatiche. La qual sorte degli artefici cade anco per qualche proporzionato modo negli scrittori. —