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xx. il risorgimento 77


     non l’annullâr: non vinsela
il fato e la sventura;
115non con la vista impura
l’infausta veritá.
     Dalle mie vaghe immagini
so ben ch’ella discorda:
so che natura è sorda,
120che miserar non sa.

     Che non del ben sollecita
fu, ma dell’esser solo:
purché ci serbi al duolo,
or d’altro a lei non cal.
     125So che pietá fra gli uomini
il misero non trova;
che lui, fuggendo, a prova
schernisce ogni mortal.

     Che ignora il tristo secolo
130gl’ingegni e le virtudi;
che manca ai degni studi
l’ignuda gloria ancor.
     E voi, pupille tremule,
voi, raggio sovrumano,
135so che splendete invano,
che in voi non brilla amor.

     Nessuno ignoto ed intimo
affetto in voi non brilla:
non chiude una favilla
140quel bianco petto in sé.
     Anzi d’altrui le tenere
cure suol porre in gioco;
e d’un celeste foco
disprezzo è la mercé.