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XVII

CONSALVO

     Presso alla fin di sua dimora in terra,
giacea Consalvo; disdegnoso un tempo
del suo destino; or giá non piú, che a mezzo
il quinto lustro, gli pendea sul capo
5il sospirato obblio. Qual da gran tempo,
così giacea nel funeral suo giorno
dai piú diletti amici abbandonato:
ch’amico in terra al lungo andar nessuno
resta a colui che della terra è schivo.
10Pur gli era al fianco, da pietá condotta
a consolare il suo deserto stato,
quella che sola e sempre eragli a mente,
per divina beltá famosa Elvira;
conscia del suo poter, conscia che un guardo
15suo lieto, un detto d’alcun dolce asperso,
ben mille volte ripetuto e mille
nel costante pensier, sostegno e cibo
esser solea dell’infelice amante:
benché nulla d’amor parola udita
20avess’ella da lui. Sempre in quell’alma
era del gran desio stato piú forte
un sovrano timor. Cosí l’avea
fatto schiavo e fanciullo il troppo amore.