Pagina:Leopardi, Giacomo – Canti, 1938 – BEIC 1857225.djvu/279


nota 273

tutto diverso da quello ancora accolto dagli studiosi1 l’affermazione dello Schulz, che i versi finali del Tramonto della luna furono le ultime parole scritte dal Leopardi2.

VI

Emidio Piermarini ha generosamente contribuito a farmi migliorare il testo, con la sua pazientissima intelligente collazione della «Starita corretta» e dei due manoscritti dei Nuovi credenti: lo ringrazio di cuore.

L. G.



  1. Cfr., ad esempio, quanto scrive il Sanesi, a p. 171 del suo commento a I Canti, le Operette morali e i Pensieri (Firenze, Sansoni, [1931]).
  2. H. W. Schulz, Giacomo Leopardi — Sein Leben und seine Schriften, nell’annuario «Italia», pubblicato presso il Duncker di Berlino da Alfredo Reumont, II (1840), pp. 266-267. È opportuno riportare le precise espressioni con cui lo Schulz riferisce l’episodio: «Ich besuchte ihn am Vorabend des zur Abreise festgesetzten Tages, und bemerkte keinen wesentlichen Unterschied in seinem Befinden. Als er am andern Tage sich zu Tisch setzte, sank er zusammen, denn die Wassersucht trat ihm an die Brust... Folgende sind seine letzten Worte, die er zwei Stunden vor seinem Tod auf meine Veranlassung niederschrieb:

    Ma la vita mortal, poi che la bella
    Giovanezza sparí, non si colora
    D’altra luce giammai, né d’altra aurora,
    Vedova è insino al fine; e dalla [sic] notte
    Che l’altre etadi oscura,
    Segno poser gli Dei la sepoltura.»

    Segue di questi versi la traduzione tedesca. Si noti che l’errore di stampa e dalla è corretto a mano ed alla, nell’esemplare del volume donato dallo Schulz al Ranieri, e ora posseduto dal Croce.


G. Leopardi, Opere - i. 18