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II
Malcontento dello Starita per la riuscita tipografica dell’edizione, il Leopardi prevedeva di doverla addirittura interrompere; ma, scrivendone a Luigi de Sinner nella lettera già citata del 6 aprile 1836, egli accennava anche a un’altra ragione, alla «bontà» di coloro che avevano «allarmata la censura». Fu ancora piú esplicito con l’amico il 22 dicembre, quando il fatto era accaduto davvero: «L’edizione delle mie Opere è sospesa, e piú probabilmente abolita, dal secondo volume in qua, il quale ancora non si è potuto vendere a Napoli pubblicamente, non avendo ottenuto il publicetur. La mia filosofia è dispiaciuta ai preti, i quali e qui ed in tutto il mondo, sotto un nome o sotto l’altro, possono ancora e potranno eternamente tutto». Ma già un progetto nuovo prendeva forma nella sua mente: «Credete voi che mandando costí un esemplare delle mie o poesie o prose, con molte correzioni ed aggiunte inedite, ovvero un libro del tutto inedito, si troverebbe un libraio (come Baudry o altri) che senza alcun mio compenso pecuniario ne desse un’edizione a suo conto? Io credo di no; e quella pazza bestia di Tommaseo, che disprezzato in Italia, si fa tenere un grand’uomo a Parigi, e che è nemico mio personale, si prenderebbe la pena di dissuadere qualunque libraio da tale impresa». Luigi de Sinner rispose subito (il 27 gennaio 1837), chiedendo un prospetto in francese da presentare all’eventuale editore, e appariva felice di venire in aiuto al Leopardi: «Il me serait si doux de vous publier à Paris. Tommaseo n’y mettra, et n’y pourra mettre aucune entrave...»1. Il 2 marzo il Leopardi spediva il prospetto, che per i Canti prometteva l’aggiunta di «morceaux inédits», e le trattative dovettero iniziarsi subito. Una lettera del maggio, scritta da Berna dove il filologo svizzero s’era allora recato, e non si sa quando giunta a Napoli, annunciava: «La négociation avec Baudry, grâce aux soins de Mess. Ugoni, Cobianchi et Fauriel a entièrement réussi»2. Bisognava però che il Leopardi consentisse a raccogliere tutto in un volume solo, in-8 grande, della collezione Baudry di autori italiani, che comprendeva le opere del Manzoni, del Pellico e del