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210 | appendice |
Verso 10. | Equa. |
Tra l’altre facezie del nostro Vocabolario, avverti anche questa, che la voce «equo» non si può dire, perché il Vocabolario la scarta, ma ben si possono dire quarantadue voci composte o derivate, ciascheduna delle quali comincia o deriva dalla suddetta parola.
15. | E pervicace ingegno. |
Qui non vale semplicemente «ostinato» e «che dúra e insiste», ma oltre di ciò significa «temerario» e «che vuol fare o conseguire quello che non gli tocca né gli conviene». Orazio nell’Ode terza del terzo libro1: «Non haec iocosae conveniunt lyrae. Quo, Musa, tendis? desine pervicax Referre sermones deorum, et Magna modis tenuare parvis». Vedi ancora la diciannovesima del secondo libro2, nella quale «pervicaces» viene a inferire «petulantes», «procaces» e, come dichiarano le glose d’Acrone, «protervas»; ma è pigliato in buona parte. E noto l’uno e l’altro luogo d’Orazio perché non sono avvertiti dal Forcellini e perché la voce «pervicax», a guardarla sottilmente, non dice in questi due luoghi quel medesimo ch’ella dice negli esempi recati in quel Vocabolario3.
32. | E gl’inarati colli |
solo e muto ascendea l’aprico raggio | |
di febo. |
I verbi «salire», «montare», «scendere» sono adoperati da’ nostri buoni scrittori, non solamente col terzo o col sesto caso, ma eziandio col quarto senza preposizione veruna. Dunque potremo fare allo stesso modo anche il verbo «ascendere», come lo fanno i Latini, e come lo fa medesimamente il Tasso in due luoghi della Gerusalemme4.