in questo luogo, mostra che «ferratus» nel sentimento di «ferreus» non gli sa né vizioso né strano. Queste tali non sono metafore, cioè traslazioni, ma catacresi, o vogliamo dire, come in latino, abusioni: la qual figura differisce sostanzialmente dalla metafora, in quanto la metafora trasportando la parola a soggetti nuovi e non propri, non le toglie per questo il significato proprio (eccetto se il metaforico a lungo andare non se lo mangia, connaturandosi col vocabolo) ma, come dire, glielo accoppia con un altro o con piú d’uno, raddoppiando o moltiplicando l’idea rappresentata da essa parola. Doveché la catacresi scaccia fuori il significato proprio e ne mette un altro in luogo suo; talmente che la parola in questa nuova condizione esprime un concetto solo come nell’antica, e se lo appropria immediatamente per modo che tutta quanta ell’è, s’incorpora seco lui. Come interviene appunto nel caso nostro, che la voce «ferrato» importa onninamente «ferreo», e chi dice «ferreo», dice altrettanto né piú né meno. Laddove se tu chiami lampade il sole, come fece Virgilio, quantunque la voce «lampade» venga a dimostrare il «sole», non perciò si stacca dal soggetto suo proprio, anzi non altrimenti ha forza di dare ad intendere il sole, che rappresentando quello come una figura di questo. E veramente le metafore non sono altro che similitudini o comparazioni raccorciate. Occorrendo poi (secondo che fece fra Bartolomeo da San Concordio) che si chiamino ferrate le menti degli uomini, allora il vocabolo «ferrate» sarà metaforico; in guisa nondimeno che la metafora non consisterá nello scambio della voce «ferree» colla voce «ferrate», il quale sarà fatto per semplice catacresi, ma nell’accompagnamento di tale aggettivo con tale sostantivo; perché in effetto le menti degli uomini, credo bene che sieno quali di fumo, quali di vento, quali di rapa, quali d’altre materie, ma per quello ch’io sappia, non sono «di ferro». Il che né piú né meno sará il senso letterale della metafora; cioè che quelle menti sieno «di ferro», non giá che sieno «munite di ferro». E qui pecca il Vocabolario, che senza piú, mette l’esempio di Fra Bartolomeo tra gli usi metaforici di «ferrato» fatto da «ferrare» cioè «munire di ferro», quando bisognava specificare appartatamente che «ferrato» s’usa talora in cambio di «ferreo», non solamente nel proprio, ma eziandio nell’improprio, e quivi allegare il suddetto esempio. Al quale aggiungerò quello d’uno scrittore meno antico d’etá e molto piú ragguardevole d’ingegno e di letteratura che non fu quel