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che diciamo «lodato» o «laudato» per «lodevole»1, «onorato» per «onorevole», «fidato» per «fido», «rosato» in vece di «roseo »; e dall’altro canto «affannoso» per «affannato», «doloroso» per «dolorato», «faticoso» per «affaticato»2; o come quando si dice «essere» o «aver pieno» o «ripieno» o «morto» per «essere» o «aver empiuto» o «riempiuto» o «ucciso». Anche diciamo ordinariamente «essere» o «aver sazio», «privo», «quieto», «fermo», «netto», e mille altri, per «essere» o «aver saziato», «privato», «quietato», «fermato», «nettato». Ma lascio questo, perchè possiamo credere che si faccia piuttosto per contrazione degli stessi participii che per surrogazione degli aggettivi. In sostanza «ferrato» detto per «ferreo» mi par ch’abbia tanto dell’italiano quanto n’ha «rosato» in cambio di «roseo». Nel secondo luogo soggiungerò che quantunque io non sappia di certo se i nostri poeti antichi e moderni quando chiamarono e chiamano «aurati», «orati» o «dorati» i raggi del sole3, i ricci delle belle donne4, gli strali d’Amore5 e cose tali, ed «argentata» o «inargentata» la luna6, i ruscelli7 o altro, volessero e vogliano intendere che quei raggi, quei ricci, quei dardi sieno inverniciati d’oro o che sieno d’oro massiccio, e che la luna e i ruscelli sieno incrostati d’argento o sieno fatti d’argento; so bene che il «colore aurato» del raspo d’uva8 e il «color dorato» del cotogno9 nell’Alamanni, e parimenti il «colore arientato» della luna in Francesco da Buti10, sono colori, quelli «d’oro», e questo «d’argento», e non vestiti dell’uno o dell’altro metallo, perché non vedo che al colore, in quanto colore, se gli possa fare una camicia né d’argento né d’oro né d’altra materia. Lo stesso dovremo intendere del «color dorato» che diciamo comunemente di certi cavalli, di certi vini e

  1. Petr., Canz. «O aspettata in ciel, beata e bella», st. 5.
  2. Sannaz., Arcad., egl. ii, v. 12.
  3. Bembo, Canz. vi, chiusa.
  4. Giusto de’ Conti, B. M., son. xxii; Bembo, son. xiii; Arios., Fur., c. x, st. 96; Bern. Tasso, son. «Superbo scoglio, che con l’ampia fronte».
  5. Petr., son. «Fera stella, se ’l cielo ha forza in noi»; Poliz., Stanze, l. 1, st. 82; Ar., Fur., c. xi, st. 66.
  6. Bocc., Ameto, Fir. 1521, car. 62; Tasso, Ger. lib., c. xviii, st. 13; Remig. Fior., Ep. XVII d’Ovid., v. 156.
  7. Bocc., Ameto, car. 65.
  8. Alam., Coltiv., l. ii, v. 499.
  9. Ivi, l. iii, v. 493.
  10. Voc. della Crus., v. «arientato».