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ii. sopra il monumento di dante 13


Di lor querela il boreal deserto
155e conscie fur le sibilanti selve.
Cosí vennero al passo,
e i negletti cadaveri all’aperto
su per quello di neve orrido mare
dilacerâr le belve;
160e sará il nome degli egregi e forti
pari mai sempre ed uno
con quel de’ tardi e vili. Anime care,
bench’infinita sia vostra sciagura,
datevi pace; e questo vi conforti
165che conforto nessuno
avrete in questa o nell’etá futura.
In seno al vostro smisurato affanno
posate, o di costei veraci figli,
al cui supremo danno
170il vostro solo è tal che s’assomigli.

     Di voi giá non si lagna
la patria vostra, ma di chi vi spinse
a pugnar contra lei,
sí ch’ella sempre amaramente piagna
175e il suo col vostro lacrimar confonda.
Oh di costei ch’ogni altra gloria vinse
pietá nascesse in core
a tal de’ suoi ch’affaticata e lenta
di sí buia vorago e sí profonda
180la ritraesse! O glorioso spirto,
dimmi: d’Italia tua morto è l’amore?
di’: quella fiamma che t’accese, è spenta?
di’: né piú mai rinverdirá quel mirto
ch’alleggiò per gran tempo il nostro male?
185nostre corone al suol fien tutte sparte?
né sorgerá mai tale
che ti rassembri in qualsivoglia parte?