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pedagoghi, mette la dignità dell’imitazione in grandissimo pericolo. E i Greci, ai quali altresí fu comune la detta voce, l’adoperavano fino coi cani per lusingarli e incitarli, come puoi vedere in Senofonte nel libro della Caccia1. E nondimeno Orazio, poeta coltissimo e nobilissimo, e cosí di stile come di lingua ritiratissimo dal popolo, volendo rappresentare l’ebbrietá della gioia, non si sdegnò di quella voce nelle canzoni di soggetto piú magnifico.
Canzone Seconda
[Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze]
IV, i. | Voi spirerá l’altissimo subbietto. |
[v. 52] |
Io credo che s’altri può essere «spirato da» qualche persona o cosa (come i santi uomini dallo Spirito Santo2), ci debbano esser cose e persone che «lo» possano «spirare»; e tanto piú che non mancano di quelle che «lo ispirano»; se bene il Vocabolario non le conobbe; ma te ne possono mostrare il Petrarca, il Tasso, il Guarini e mille altri. Dice il Petrarca3 in proposito di Laura: «Amor l’inspiri In guisa che sospiri». Dice il Tasso4: «Buona pezza è, Signor, che in sé raggira Un non so che d’insolito e d’audace La mia mente inquieta: o Dio l’inspira; O l’uom del suo voler suo dio si face». Ed altrove5: «Guelfo ti pregherá (Dio sí l’inspira) Ch’assolva il fier garzon di quell’errore». Dice il Guarini6: «Ché bene inspira il cielo Quel cor che bene spera». Aggiungi le Vite dei santi Padri. «Il giovane inspirato da Dio»7, «Antonio inspirato da Dio»8, «uno scelleratissimo uomo inspirato da Dio»9, e simili. Anche i versi