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i. all’italia | 5 |
consorte e i figli cari,
ma da nemici altrui
per altra gente, e non può dir morendo:
alma terra natia,
60la vita che mi desti ecco ti rendo.
Oh venturose e care e benedette
l’antiche etá, che a morte
per la patria correan le genti a squadre;
e voi sempre onorate e gloriose,
65o tessaliche strette,
dove la Persia e il fato assai men forte
fu di poch’alme franche e generose!
Io credo che le piante e i sassi e l’onda
e le montagne vostre al passeggere
70con indistinta voce
narrin siccome tutta quella sponda
coprîr le invitte schiere
de’ corpi ch’alla Grecia eran devoti.
Allor, vile e feroce,
75Serse per l’Ellesponto si fuggia,
fatto ludibrio agli ultimi nepoti;
e sul colle d’Antela, ove morendo
si sottrasse da morte il santo stuolo,
Simonide salia,
80guardando l’etra e la marina e il suolo.
E di lacrime sparso ambe le guance,
e il petto ansante, e vacillante il piede,
toglieasi in man la lira:
Beatissimi voi,
85ch’offriste il petto alle nemiche lance
per amor di costei ch’al Sol vi diede;
voi che la Grecia cole, e il mondo ammira.
Nell’armi e ne’ perigli
qual tanto amor le giovanette menti,