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e nella bolla publicata a tale epoca manifestò i generosi e santi sentimenti dai quali investita era quell’anima santa e apostolica. Scorse intanto quell’anno felice di accettazione


    seco a desinar i pellegrini medesimi, e ammessi in fine al bacio del piede donò a ciascuno una corona con medaglia d’argento, e un Agnus Dei benedetto non che un’altra medaglia a tale oggetto coniata. Frequenti, mirabili e commoventi furono gli spettacoli di pietà che per tutto quell’anno offrì la città Santa. Gareggiarono gli ordini tutti nel servire i Pellegrini, nel far processioni di penitenza, e dell’adempiere con una santa generosità coraggiosa le opere tutte della cristiana pietà. E ben tutti sperimentarono quella sì consolante verità insegnata anche da S. Leone che nelle opere publiche e comuni di pietà cresce oltre modo il merito, verificandosi che „cum alter de alterius laetatur largitate, cui aequari non potuit impendio, aequatur affectu. Nihil in tali populo inordinatum, nihil diversum est, ubi ad omnem pietatis vigorem sibi totius corporis membra consentiunt„ (Serm. lxxxviii. c. iv. p. 345 T. I.) Primeggiò ne’ soccorsi, ne’ tratti di carità usati ai pellegrini l’Ospizio della Santissima Trinità de’ pellegrini e convalescenti di Roma, istituto che a fondator riconosce l’Apostolo di Roma S. Filippo Neri, che vide ministri umili di carità fra le sue mura per tacer di tanti altri S. Carlo Borromeo, i Cardinali Bellarmino e Baronio, S. Giuseppe Calasanzio, non che i Pontefici Sommi Clementi VIII., X., XI. Innocenzo X. Benedetto XIII., XIV. imitati in ispecial modo da Leone XII. Lo spettacolo di questa veramente eroica carità sola propria della cattolica chiesa, produsse mirabili effetti nella santificazione de’ pellegrini, nella conversion di molti peccatori, e in abbiure di eretici, che sino a 62 giunsero, secondo i registri fattine, tutte prodotte da tale spettacolo, senza poter conoscere quelle che secrete saranno state ricevute, o avranno potuto avvenire in appresso. Un giudizioso ed esatto Articolo sui vantaggi del Giubileo dell’anno 1825 inserito nel Giornale Ecclesiastico di Roma ci offre un interessante e curioso Prospetto generale de’ pellegrini accolti in quell’Ospizio, durante l’anno santo. La somma arriva a 94,157 al qual numero si fa osservare, che altri 2,282 vi si devono aggiungere, come appartenenti ad estere compagnie aggregate a questa, ed altri 2,156 d’altre compagnie non aggregate, ma in questa accolti, cosicchè si ha un totale di 98,595. Questo numero comprenda i soli pellegrini alimentati dall’arciconfraternita della Santissima Trinità, quindi pensando a tutti quelli che da altre compagnie saranno stati ricevuti, a quanti vennero da una distanza minore di 40 miglia, che non hanno luogo nell’ospizio, e ai molti stranieri che non abbisognarono, o non profittarono dell’ospizio, si rileva quanto numeroso fosse il concorso de’ Pellegrini. (V. Giornal ecclesiastico di Roma T. V. p. 9 e seg. an. 1816).