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quenza, e come una prova non dubbia dello zelo e della pietà che lo animava. Frutto di questa pietà stessa, e del suo grande e puro amor alla fede fu pure la intimazione del Giubileo1. A questo solo nome sdegnaronsi lo spirito

  1. „ L’anno Santo è già aperto nella Capitale del mondo cristiano. Preceduto da tanti anni colpevoli, esso giunge ben a proposito, imperciocchè i nostri Padri l’hanno chiamato l’anno del ravvedimento e della misericordia. Per una coincidenza felice, egli saluta l’avvenimento d’un degno successore di Leon X. Le sofferenze di Pio VII. hanno pregato per la Chiesa, e le hanno ottenuto uno di que’ Pontefici, ai quali Dio si piace di confidare la nave di Pietro ne’ giorni delle tempeste. Sono trent’anni che degl’insensati si lusingavano d’assistere ai funerali dell’ultimo de’ Papi nello stesso tempo che predicevano l’eternità della loro Republica. Se questi Profeti da lungo tempo sepolti sotto le ruine stesse della loro propria opera, ricomparissero oggidì sotto il sole, essi vedrebbero il Pontefice supremo offrirsi, per tutta vendetta, a spandere sovr’essi il sangue del Redentore, per cancellare quel sangue di cui s’erano coperti „ (Memorial catholique T. III. p. 77 Fevrier 1825). E tutto questo bellissimo e profondo articolo sul Giubileo venne pur riferito nelle nostre Memorie (T. VII. p. 187 e seg. an. 1825). Per poco che si conosca lo spirito del secolo, l’idea di intimare l’universal Giubileo avrebbe atterrita ogni mente, e nelle circostanze più particolari dell’Italia stessa a quell’epoca scampata a pena dai colpi concertati e potenti delle occulte sette, sembrava temerità, imprudenza il solo proporlo. Eppure Leon XII. intimollo, e il Giubileo si celebrò, e la voce del Successor di Pietro dissipò ogni turbine, vinse ogni ostacolo, ed operò per tutto il mondo cattolico un prodigio nuovo di sacro entusiasmo, e impresse nelle nazioni un movimento mirabile, e suggellò l’eterno e cattolico dogma dell’unità del potere, chiamando alla paterna sede tutti i figli dispersi sull’intera faccia del globo. Se Leon XII. non avesse fatto altro che l’intimazion del Giubileo, se scritta non avesse che la sola Bolla Quod hoc ineunte saeculo del 24 Maggio 1824 meriterebbe per ciò solo un posto sublime fra i più grandi Pontefici, e avrebbe i più belli e sicuri diritti alla immortalità del suo nome. Qual maestà, qual unzione nell’indicata Bolla! Ivi non a pochi figli o fedeli, ma colla forza e con un poter più grande di Mosè s’intima, che la Terra ascolti le nostre parole, e tutto il mondo accolga con giubilo il fragore della tromba sacerdotale, che intuona alle orecchie del cristiano popolo il sacro Giubileo: ivi si mostra quanto al giubileo mosaico prevalga il cristiano per virtù di quei che è Autore della grazia e della verità. Tutto tenerezza pe’ figli suoi, tutti invita al paterno seno, e a partecipar delle salutevoli ricchezze