in mare in gran profondità, come Arno, che cadea della Golfolina1 a presso a Monte Lupo, e quivi lasciava la ghiara, la quale ancor si vede, che s’è insieme ricongelata, e di pietre di vari paesi, nature e colori e durezze se n’è fatto una sola congelazione; e poco più oltre la congelazione della rena s’è fatto tufo, dov’ella s’aggirava inverso Castel Fiorentino; più oltre si scaricava il fango, nel quale abitava i nichi, il quale s’inalzava a gradi, secondo le piene ch’Arno torbido in quel mare versava, e di tempo in tempo, s’inalzava il fondo al mare; il quale a gradi producea essi nichi, come si mostra nel taglio di Colle Gonzoli, deripato dal fiume d’Arno, che il suo piede consuma, nel qual taglio si vede manifestamente li predetti gradi de’ nichi in fango azzurreggiante, e vi si trova di varie cose marine...2.
- ↑ Modernamente Gonfolina: gola delle ultime diramazioni del Sub-Apennino pistoiese.
- ↑ In questo passo sull’Arno il Vinci si riferisce a epoca geologica assai più recente di quella a cui alludeva nel passo antecedente, ossia alla fine del pliocene, quando la penisola italica era quasi per intero emersa. Molto bene descrive le alluvioni dell’Arno: infatti i fiumi nel primo tratto del loro corso depongono ghiaie (che cementandosi danno i conglomerati), più avanti materiali più minuti, cioè arene (che cementandosi danno le arenale), e infine non lasciano che melme, limo, fango, ossia argille e materiali argilloidi. In epoca ancor più recente, ossia nell’era quaternaria o neozoica (di cui l’attuale è la continuazione) l’Arno, incidendo i propri antichi depositi, ha rimesso in vista gli strati argillosi fossiliferi, già da esso sedimentati.