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che in essa occupa il Trattato della Pittura; qui non importa dare i passi più importanti sotto questi punti di vista, ma quelli in cui l’osservazione scientifica o il precetto pittorico sono artisticamente espressi.


Nota. — Pure cercando di collegare frammenti diversi non ho osato, come i miei predecessori, fonderli, ma ho — ciascuno — separato da una lineetta. Non metto a ogni passo l’indicazione del codice da cui fu tolto per non dare alla stampa è più alla lettura un pesante ingombro di citazioni.

Ho mantenuto la grafia leonardesca solo in quanto ha riverbero nella pronuncia, per non sciupare la patina quattrocentesca e fiorentina, non, per esempio, nei capricciosi stacchi o unioni di parole, nell’uso latineggiante dell’h ecc. Purtroppo, essa non è uniforme, primo: perchè Leonardo stesso la varia frequentemente, secondo: perchè i passi derivano da trascrizioni diverse, antiche e moderne, condotte con parecchi criteri. Divari stridenti, a ogni modo, credo aver con prudenza evitato: così, ad esempio, ho levato, nei passi tolti al Ludwig, et, sostituendo e, come si trova nell’altre trascrizioni.

Ho curato molto l’interpunzione, cambiandola a volte interamente dai miei predecessori, persuasa che il togliere o il porre una sola virgola possa illuminare spesso meglio di lunghe note.

Le poche parentesi quadre indicano emendazioni necessarie perchè il testo in quel punto era guasto.

I vari puntini di sospensione segnano il luogo di parole o frasi omesse perchè errate nelle trascrizioni o indecifrabili nei manoscritti, o per debito d’onestà, dovendo questo libro adoperarsi nelle scuole.