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E molti furon quelli che, morendo, dettò morte...

(Solmi, p. 343; Beltrami, p. 162).

E molti furono quelli che, morendo, detter morte.

(Cod. Atlantico, 96 v.; trascriz. Piumati).


Intere frasi e importantissime al senso sono saltate a piè pari dal testo Solmi-Beltrami, come, per esempio, nel bel passo che insegna «come si de’ figurare una notte».


Le figure, che sono fra te e ’l foco, appariscano scure nella oscurità della notte e non della chiarezza del foco... Le figure, che sono fra te e ’l foco, appariscano scure nella chiarezza d’esso foco, perchè quella parte d’essa cosa che vedi è tinta dalla oscurità della notte e non dalla chiarezza del foco...
(Solmi, p. 306; Beltrami, p. 146) (Ash. I, 18 v.; o: Ludwig, par. 146).


Troppo più ci sarebbe da spigolare, ma mi accontenterò, per non tediare, d’accennare soltanto all’incredibile storpiatura della Profezia sul lino.


Del lino che fa la cura delle genti.

Saran reveriti e onorati, e con reverenzia a amore ascoltati li sua precetti, di chi prima fusse legato, sdraiato, e martirizzato da molte e diverse battiture.

Del lino che fa la carta de cenci.

Sarà reverito e onorato, e con reverenzia e amore ascoltato li sua precetti, di chi prima fu spezzato, straziato, e martorizzato da molte e diverse battiture.

(Solmi. pag. 360; Beltrami, p. 191). (Cod. Atl., 362 r.; trascriz. Piumati).


Moltissime sono le profezie leonardesche conciate sul gusto di questa dal Solmi; il Beltrami, non avendone scelte per i suoi Scritti che alcune, ha avuto la fortuna d’evitare così molti spropositi.