Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
57 |
E molti furon quelli che, morendo, dettò morte...
(Solmi, p. 343; Beltrami, p. 162). |
E molti furono quelli che, morendo, detter morte.
(Cod. Atlantico, 96 v.; trascriz. Piumati). |
Intere frasi e importantissime al senso sono saltate a piè pari dal testo Solmi-Beltrami, come, per esempio, nel bel passo che insegna «come si de’ figurare una notte».
Le figure, che sono fra te e ’l foco, appariscano scure nella oscurità della notte e non della chiarezza del foco... | Le figure, che sono fra te e ’l foco, appariscano scure nella chiarezza d’esso foco, perchè quella parte d’essa cosa che vedi è tinta dalla oscurità della notte e non dalla chiarezza del foco... |
(Solmi, p. 306; Beltrami, p. 146) | (Ash. I, 18 v.; o: Ludwig, par. 146). |
Troppo più ci sarebbe da spigolare, ma mi accontenterò, per non tediare, d’accennare soltanto all’incredibile storpiatura della Profezia sul lino.
Del lino che fa la cura delle genti.
Saran reveriti e onorati, e con reverenzia a amore ascoltati li sua precetti, di chi prima fusse legato, sdraiato, e martirizzato da molte e diverse battiture. |
Del lino che fa la carta de cenci.
Sarà reverito e onorato, e con reverenzia e amore ascoltato li sua precetti, di chi prima fu spezzato, straziato, e martorizzato da molte e diverse battiture. |
(Solmi. pag. 360; Beltrami, p. 191). | (Cod. Atl., 362 r.; trascriz. Piumati). |
Moltissime sono le profezie leonardesche conciate sul gusto di questa dal Solmi; il Beltrami, non avendone scelte per i suoi Scritti che alcune, ha avuto la fortuna d’evitare così molti spropositi.