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signore preceduto e annunziato da uno o due valletti.

Do un esempio fra i tanti: «il rovestrice, sendo stimolato nelli sua sottili rami, ripieni di novelli frutti, dai pungenti artigli e becco delle importune merle ecc.».

A ogni modo, quando si faccia il confronto coi precedenti raccontatori moralisti, quanta sicura padronanza di lingua e sveltezza di movenze sintattiche, specialmente nelle favolette più brevi e nelle allegorie! Si confronti «L’ostrica e il granchio» con la redazione che della stessa storiella (derivata dal Tesoro di Brunetto Latini), dà Cecco d’Ascoli in quell’Acerba i cui versi fanno veramente allegare i denti.

De cancro et de ostricis

L’ostreca quando è la luna piena
aprese tuta; qual vegendo ’l granco
imagina d’averla a pranzo o cena.
Metteli dentro pietra over fistuca
per qual il suo coprir le vene manco,
così el granchio l’ostrega manduca.
Così è l'uomo ch’apre sua bocca
e con l’om farso mostra so secreto,
onde vien piaga che lo cor li tocca.

Ostriga

Questa, quando la luna è piena, s’apre tutta, e quando il granchio la vede, dentro le getta qualche sasso o festuca; e questa non si può risserrare, ond’ è cibo d’esso granchio.

Così fa chi apre la bocca a dire il suo segreto, che si fa preda dello indiscreto auditore.