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schizzi dei vecchi così varî nella loro vecchiezza comune. Dal profilo del vecchio interamente calvo, la cui volontà dura è espressa dalla forza del cranio, delle mandibole serrate, del naso rapace, degli occhi piccoli ma acutissimi sotto la gronda della fronte nuda di sopracciglia, al profilo del vecchio dal collo ancora taurino, dalla chioma ferina al vento, tipo d’orgoglio iroso indomabile, ai vecchi inebetiti dall’età, con lo sguardo morto, la pelle grinzosa che lascia trasparire lo scheletro.

La caricatura che, portata fino allo studio delle degenerazioni bestiali dell’uomo, ha tanta parte negli schizzi, non ha alcun riflesso negli scritti di Leonardo.

Appena qualche accenno al grottesco mostruoso è nella descrizione del Gigante fantastico; l’ottava: «Era più nero che un calabrone» è una variante di un’ottava del Pulci; un abbozzo di ritratto-caricatura è, solo, nel Codice Atlantico, ma non finito e poco intellegibile. L’autore stesso confessa di non esservi riuscito, e l’abbandona, come tentativo non degno d’altre cure.

L’ironia negli scritti veste molto spesso la forma dell’allegoria, nelle favole e nelle profezie, e perciò appunto perde il carattere di violenza che ha altre volte nell'immediatezza dell’espressione, per restare amara, si, ma pacata.

Delle favole fu invano cercata la fonte; ma seb-

    Trattato della Pittura, gli diede più ch’altro il valore d’una confidenza, di una testimonianza autobiografica di Leonardo pittore. — Op. cit., pag. 422.