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La storia della fisica vi dirà che Leonardo ha intuito, nello studiare la fiamma, che cosa sia un «sistema stazionario», ma la critica letteraria vi dirà che è schietta poesia il frammento:

«Guarda il lume e considera la sua bellezza. Batti l’occhio e riguardalo: ciò che di lui tu vedi prima non era, e ciò che di lui era più non è. Chi è quel che lo rifà, se ’l fattore al continuo muore?»

Lo scienziato vi dirà che tra le grandi teorie della fisica Leonardo ha intuito la teoria ondulatoria, ma chi ravvisa lo scienziato in questa lirica commossa, stesa in prosa, ma una prosa pulsante ritmica, che si avvicina inconsciamente al verso:

«Il moto della terra contro alla terra, ricalcando quella, poco si move la parte percossa;

L’acqua percossa dall’acqua fa circuli dintorno al loco percosso;

Più lunga distanza la voce in fra l’aria;

Più lunga in fra ’l foco,

Più la mente in fra l’universo, ma perchè l’è finita non s’astende in fra lo ’nfinito».

S’allarga il pensiero, scalando un’immagine paurosa di vastità per salire a un’altra più vasta e paurosa, e con brevi attimi di sosta segna le sue tappe gigantesche; ma giunto al culmine, ove con un grido d’orgoglio proclama che nulla si spande lontano come la mente nell’universo, quasi colto da improvvisa vertigine, di schianto rientra (umano, drammatico trapasso), nella piena coscienza della ristrettezza, della fragilità dell’intelletto nostro di fronte all’enorme mistero della vita; sente, nell’attimo stesso in cui esaltava maggiore delle forze