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più volte ho preso sicurtà di scrivere, e di ricordare
a quella la promessa fattami a l’ultima partita, cioè
la possessione di quelle dodici oncie d’acqua donatemi
dal Cristianissimo Re. Vostra Signoria sa che
io non entrai in essa possessione, perchè in quel
tempo ch’ella mi fu donata era carestia d’acqua nel
Navilio, sì pel gran secco, come pel non essere ancora
moderati li sua bocchelli; ma mi fu promesso
da Vostra Eccellenzia che, fatta tal moderazione, io
avrei l’antento mio. Di poi, intendendo essere acconcio
il Navilio, io scrissi più volte a V. S. e a
Messer Girolamo da Cusano, che ha appresso di sè
la carta di tal donazione, e così scrissi al Corigero,
e mai ebbi risposta. Ora io mando costì Salai, mio
discepolo, apportatore di questa, al quale V. S. potrà
dire a bocca tutto quel ch’è seguito, della qual cosa
i’ priego Vostra Eccellenzia.
A Messer Francesco Melzi.
Buon dì, messer Francesco, puollo fare Iddio che, di tante lettere ch’io v’ho scritto, che mai voi no m’abbiate risposto? Or aspettate ch’io venga costà, per Dio, ch’io vi farò tanto scrivere, che forse vi rincrescerà.
Caro mio messer Francesco, io mando costì Salai, per intendere della Magnificenzia del Presidente che fine ha uta quella moderazione dell’acqua, che alla mia partita fu ordinata per li bocchelli del Navilio;