Pagina:Leonardo prosatore.djvu/27


23


Quindi l’amore e la pietà di Leonardo verso le bestie non è certo sentimentalismo di spirito malato di languori romantici, e le sue parole che condannano l’uomo di fronte agli animali sono voci d’un ben grave pessimismo.

«L’uomo ha gran discorso, del quale la più parte è vano e falso; li animali l’hanno piccolo, ma è utile e vero; e, meglio è la piccola certezza che la gran bugia». Inteso deputati, avvocati, medici, professori, giornalisti, eccetera? il vostro gatto di casa, il quieto filosofo del non sempre quieto focolare domestico, è più saggio e veritiero di voi.... perchè parla meno.

All’uomo, invece, basta saper ciarlare; non gl’importa se la sua conoscenza sia fondata o no, s’imbottisce d’una scienza confusa, parolaia, in fretta e furia, per rivenderla al più presto.

Re degli animali, uomo, ti proclami? Ma io meglio direi re delle bestie, essendo tu la maggiore! nessuna commette le atrocità che tu commetti. Sconvolgi la natura per soddisfare i tuoi ingordi bisogni: «tutti li animali langniscano empiendo l’aria di lamentazioni, le selve ruinano, le montagne aperte per rapire i generati metalli». Che cosa direbbe Leonardo oggi che per cupidigia di guadagno si deturpano le più meravigliose bellezze della natura?

Pur questo è nulla: «Ma potrò io dire — Egli continua — cosa più scellerata di quelli che levano le lalde al cielo di quelli che con più ardore han nociuto alla patria e alla specie umana?». Adoratori dei guerrieri, dei dominatori, degli uomini politici, avanti! quest’è per voi.