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menti che fanno le gocciole dell’acqua che discende. Ma il colore suo era tinto del fuoco generato dalle saette fenditrici e squarciatrici delli nuvoli, e vampi1
delle quali percoteano e aprivano li gran pelaghi delle riempiute valli, li quali aprimenti mostravano nelli lor ventri2 le piegate cime delle piante.
E Nettuno si vedea in mezzo all’acque col tridente e vedeasi Eulo colli sua venti ravviluppare le notanti piante diradicate, miste colle immense onde.
L’orizzonte, con tutto lo emisperio, era turbo e focoso, per li ricevuti vampi delle continue saette. Vedeasi li omini e uccelli che riempiean di sè li grandi alberi, scoperti dalle dilatate onde, componitrici delli colli, circondatori delli gran balatri3.
II.
Vedeasi la oscura e nubolosa aria essere combattuta dal corso di diversi venti, e avviluppati dalla continua pioggia e misti colla gragnuola, li quali or qua or là portavano infinita ramificazione delle stracciate piante, miste con infinite foglie. Dintorno vedeasi le antiche piante diradicate e strascinate dal