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teste d’omini, diversi animali, battaglie, scogli, mari, nuvoli e boschi e altre simili cose, e fa com’il sono delle campane, nelle quali si pò intendere quelle dire quel ch’a te pare. M’ancora ch’esse macchie ti dieno d’invenzione, esse no t’insegnano finire nessuno particulare, e questo tal pittore fece tristissimi paesi.

Contro l’arte venale.

Ricordo a te, pittore, che quando, col tuo giudizio o per altrui aviso, scopri alcun errore nelle opere tue, che tu le ricorreggi, a ciò che nel publicare tale opera tu no’ publichi insieme con quella la materia tua. E non ti scusare co’ te medesimo, persuadendoti di restaurare la tua infamia nella succedente tua opera; perchè la pittura no more mediante la sua creazione, come fa la musica, ma lungo tempo darà testimonianza della ignoranzia tua.

E se tu dirai che nel ricorreggere vi va tempo, il quale mettendolo in un’altra opera, tu guadagneresti assai, tu hai ad intendere che la pecunia guadagnata soprabondante a l’uso del vivere nostro non è molta; e se tu ne voi in abbondanzia, tu no la finisci di adoperare, e non è tua, e tutto il tesoro che no s’adopera è nostro a un medesimo modo, e ciò che tu guadagni che no serve alla vita tua è in man d’altri sanza tuo grado. Ma se tu studierai e ben limerai l’opere tue col discorso delle due prospettive, tu lascierai opere che ti daranno più onore che la pecunia, perch’essa solo per sè