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per li orecchi d’istrice, e per lo naso di veltro, e ciglia di lione e tempie di gallo vecchio, e collo di testudine d’acqua.

Il pittore non è laudabile se non è universale.

L’ingegno del pittore vol esser a similitudine dello specchio, il quale sempre si trasmuta nel colore di quella cosa ch’egli ha per obbietto, e di tante similitudini s’empie, quante sono le cose che li sono contraposte. Adunque, conoscendo tu, pittore, no poter essere bono, se no sei universale maestro di contraffare co’ la tua arte tutte le qualità delle forme che produce la Natura, le quali no saprai fare se no le vedi e ritraile nella mente, onde, andando tu per campagne, fa ch’el tuo giudizio si volti a varii obbietti, e di mano in mano riguardare or questa cosa, or quella, facendo un fascio di varie cose elette e scielte in fra le men bone, e no far come alcuni pittori, li quali, stanchi co’ la lor fantasia, dismettono l’opra e fanno esercizio co’ l’andare a spasso, riserbandosi una stanchezza nella mente, la quale, non che veglino por mente a varie cose, ma spesse volte, incontrandosi negli amici o parenti, essendo da quelli salutati, no che li vedine o sentino, non altrimenti sono cognosciuti come s’elli scontrassino altrettant’aria.


Il pittore che ritrae per pratica e giudizio d’occhio, sanza ragione, è come lo specchio, che in se imita tutte le a se contraposte cose, sanza cognizione d’esse.