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Il pittore è signore d’ogni sorte di gente e di cose.
Se ’l pittore vol vedere bellezze che lo innamorino, egli n’è signore di generarle, e se voi vedere cose mostruose, che spaventino, o che sieno buffonesche e risibili, o veramente compassionevoli, ei n’è signore e dio. E se vol generare siti e deserti, boschi ombrosi o foschi ne’ tempi caldi, esso li figura, e così lochi caldi ne’ tempi freddi. Se voi valli, se vole delle alte cime de’ monti scoprire gran campagna, e se vole dopo quelle vedere l’orizzonte del mare, egli n’è signore, e se dalle basse valli vol vedere gli alti monti, o dagli alti monti le basse valli e spiaggie. E in effetto ciò ch’è nell’universo per essenzia, presenzia o immaginazione, esso lo ha prima nella mente, e poi nelle mani; e quelle sono di tanta eccellenzia, che in pari tempi generano una proporzionata armonia in un solo sguardo, qual fanno le cose.
La deità1 ch’à la scienzia del pittore, fa che la mente del pittore si trasmuta in una similitudine
- ↑ Potenza divina.
Segue, come il maestro fa il discente,
Si che vostr’arte a Dio quasi è nipote.
Inf. XI, 103·105.