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Per i superstiziosi dell’autorità, scrisse: «chi discute allegando l’autorità, non adopera il proprio giudizio, ma la sua memoria; i declamatari dell’opera altrui, confrontati con gli inventori, interpetri tra la natura e l’uomo, sono come le immagini degli oggetti posti dinanzi ad uno specchio, confrontati con essi; l’immagine è niente, l’oggetto è qualche cosa».
Per avvertire che la scienza delle cose naturali deve realizzare l’ordine ideale dei fatti con il controllo dei fatti stessi notò: «fuggi i precetti di quegli speculatori che i loro ragionamenti non confermano con la esperienza. Il buon giudizio nasce dal bene intendere, e questo dalla ragione aiutata da buone regole. Le regole della esperienza sono sufficienti per farti distinguere il vero dal falso, e ciò fa che gli uomini si promettano cose possibili e con più di misura».
Riguardo ai limiti della esperienza scrisse molto giustamente: «la esperienza non falla mai, ma fallano i nostri giudizî, promettendoci da lei cose che non sono in sua facoltà. Il massimo inganno degli uomini è nelle loro opinioni, le quali non si modellano sulla natura, ma modellano questa, alle proprie immagini. Mia intenzione è allegare prima la esperienza, e poi con la ragione dimostrare che essa è costretta in tal modo ad oprare».
E fa osservare ancora che se conviene che all’immagine astratta di ciò che apparisce sia sostituita la osservazione dei fatti sperimentali, importa altresì ricordare che la esperienza non può dare che i fatti e le leggi, e che la indagine delle analogie e delle cause è opera della ragione, fattore più elevato dei sensi. Il qual criterio è stato seguito, in ogni tempo di vero progresso, dai più prudenti studiosi, per i quali la prima ed ultima officina, il massimo laboratorio è il proprio cervello, dove si elabora tutto ciò che è provato in ogni materiale manipolazione.
Leonardo ha molta fiducia nella ragione, ma non intende di limitare il moto dello spirito umano, e tenendosi pruden-