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indicare il vero autore di ciò che avevano appreso e poi pubblicato.

È noto che Benvenuto Cellini, nel cui animo la benevolenza non era eccessiva, appena letta la copia del trattato che aveva comprato, ne espresse il proprio giudizio dicendo: « questo libro era degno dell’ammirabile genio di Leonardo, e io non credo che più grande uomo sia mai venuto al mondo ». Sappiamo inoltre che quando nel 1797 furono pubblicati alcuni speciali saggi estratti dai manoscritti di Leonardo per cura del Venturi, e specialmente quando, per cura del nostro governo, fu pubblicato nel 1872 (in 300 esemplari!) il Saggio delle opere di L. d. V., estratto dal Codice atlantico, fu chiaramente rivelato, anche per noi, che lo spirito eminentemente logico e intuitivo del grande artista tendeva verso la scienza, e che saliva all’altezza del vero genio, certamente per il felice connubio di una viva immaginazione e di una costante riflessione; fu manifesto che in Leonardo, il grande amore per il bello era congiunto a pari amore per il vero, poichè mentre egli speculava sulla forma eletta delle cose, trasfondendo in tutte le sue opere d’arte un fascino misterioso, passava dalla prospettiva alla geometria, dal fenomeno della visione alla teoria della luce, dall’arte insomma e dalla pratica alla universalità del sapere.

Leonardo, per il quale il pensiero era la più ammirabile realtà umana, sicuro della veracità del conoscere naturale, osservando attentamente, intravide nell’universo sensibile un perenne avvicendamento di azioni e di passioni con leggi generali che ne governano la successione, e che egli voleva svolgere dai fatti particolari; vide le cause dei fenomeni nascoste in un grande numero di fatti analoghi; e mentre per le sue ricerche, alla sua mente si allargavano i confini della scienza ed i fenomeni si moltiplicavano, intuì un nuovo metodo d’indagine, col quale voleva che nell’osservazione, i sensi fossero aiutati da opportuni istrumenti, e la ragione fosse soccorsa da buoni criterii.