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naturalezza dicendo: «la corda che vibra nel liuto fa vibrare nel liuto vicino la corda che dà la medesima nota».
Due secoli prima del Borelli diede sul volo degli uccelli una completa teoria.
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Ma Leonardo è genio universale, che vuole non solo scuoprire nuove verità, sodisfare lo spirito con nuove e razionali interpetrazioni e conoscere le cause per ottenere liberamente gli effetti, ma vuole anche la gioia dell’inventare, poichè per lui ogni idea giusta è forza che agisce, quando abbia relazione col mondo esteriore; desidera procurare agli uomini più comodo il lavoro, e i mezzi di difesa contro le forze nemiche della natura, ed è noto che i suoi manoscritti contengono i più svariati disegni di macchine destinate a sodisfare le più semplici esigenze della vita; egli costruì istrumenti per misurare la velocità delle acque correnti, e per misurare le intensità relative da due sorgenti di luce, istrumenti, questi, che il Buguer e il Bunsen si sono attribuiti; inventò una macchina filatrice, la motigolfiera, il paracadute, un pluviometro; costruì piani di difesa, ponti mobili; inventò e perfezionò armi da fuoco; inventò una macchina per volare, e insomma anche in questo campo di attività riescì inesauribile.
Avvertì però, intorno all’empirismo che dimentica la scienza, che «coloro i quali si innamorano della pratica senza la scienza, sono come il navigatore che parte sulla nave senza bussola e che non sa mai con certezza dove va». Sempre, aggiunge, «la pratica deve essere edificata sulla buona teoria».
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Questi pochi cenni intorno al pensiero di Leonardo servono a far comprendere come un illustre straniero, il professor Sèallas, dopo aver esaminati alcuni dei manoscritti