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xliv commentario

sezioni di una vena fluida che esce da uno spiracolo di data forma, l’assottigliarsi dell’acqua nella caduta per il crescere della velocità;1 e sebbene non giunga alla teoria di Galileo sulla caduta dei gravi, indica con bastante esattezza che l’acqua cadente acquista in ogni grado di discesa grado di velocità; e percorre ad una ad una tutte le quistioni più spinose di una teoria, che ha esercitato successivamente l’ingegno dei più grandi geometri, e ne attende tuttora gli sforzi.

Il Trattato della pittura, scritto per l’Accademia Vinciana, dimostra quale alto concetto egli si facesse dell’arte. Comincia da fissare norme, le quali debbano essere invariabili come i principî di una scienza; e che non possa il pittore dipartirsene senza cadere in errore.2 Perchè intenda che senza di queste la pratica ed il giudizio dei pittori si componga di convenzioni e si pasca di chiacchiere e di sogni brutti, falsi e discordi.3 E per dar ordine a questa pratica, muove francamente la guerra a tutto ciò che l’uso ha approvato e che non si vede in natura, alla bassa e servile imitazione di ciò che è stato fatto precedentemente con qualche lode,4 e vuole che il pittore impari soltanto dalla natura, e fissi su quella la ragione delle cose imparate.5 Il libro terzo è tutto composto in ordine

    sempre diminuendo per potenza sino al fine. E perchè in tutti i casi del moto dell’acqua è gran conformità coll’aria, io allegherò per esempio l’aria; nella quale, benchè le voci che la penetrano si partano con circolari movimenti dalle loro cagioni, niente di meno li circoli mossi da diversi principj si penetrano insieme senza alcun movimento, e passano e penetrano l’un l’altro, mantenendo sempre per centro le loro cagioni». (Loc. cit., pag. 320).

  1. «Per esperimentare la proporzione degl’intervalli del discenso dell’acqua d’eguali ed uniformi pesi, sia posta in piedi per linea perpendicolare l’asse U, e sia con terra mista con cimatura bene interrata; alla quale sia congiunta ad uso di libro l’asse OP, e si possa serrare subito con due corde.... et nell’estremo di essa asse interrata sia messo il piè d’una cerbottana stoppata da piè, e piena di pallotte di ugual peso e figura; poi ferma bene la cerbottana, e l’asse interrata subito lascia andare il contrappeso, e le due asse si serreranno, e le pallotte che cadevano tutte si ficcheranno in essa terra, e potrai poi misurare la proporzione della varietà delli loro intervalli: e se vorrai vedere il discenso dell’acqua, fa far il simile al miglio uscito dal moggio.... Se in tal parte del suo descenso non si assottigliasse per la metà del suo nascimento, e oltre a questo non si facesse il doppio più veloce, seguiterebbe che in due tanti tempi s’empirebbe un vaso in tale assottigliamento che non farebbe al suo nascimento, e questo sarebbe impossibile, perchè l’acqua che di sopra si versasse in un’ora, non capiterebbe in tal sito dove essa si assottiglia per metà in ispazio di due ore. Onde sarebbe necessario che tal acqua se ne andasse in fumo; o veramente si moltiplicasse al continuo in varie torture: e questo in esperienza non si vede. E se tu volessi dire che l’acqua che discende fosse d’uniforme grossezza, a questo si responderebbe che essendo la detta acqua più veloce nel fine che nel principio, verbigrazia diciamo il doppio, due tanti più d’acqua capitasse al fine del descenso, che quello che di sopra si versa: la qual cosa non può stare in natura. Necessaria cosa è che l’acqua che cade con continuo discenso in fra l’aria sia di figura piramidale, ancora che sempre esca da una medesima grossezza di canna. E la ragione si è, che la qualità del descenso non sia di eguale velocità, come si è detto; imperocchè quella che più è caduta, più si fa sottile, e quella che non cade, fa l’opposito. Adunque se tu gittassi pallotte di piombo di eguali spazj, essi non osserverebbero eguali spazj infra loro, anzi anderebbero diminuendo inverso l’altezza con continua diminuzione». (Loc. cit., pagg. 364, 365).
  2. «La scienza non pasce di sogni li suoi investigatori: ma sempre sopra li primi veri e noti principj procede successivamente». (Trattato della pittura).
  3. «Studia prima la scienza, e poi la pratica nata da essa scienza. Che sempre dove manca la ragione, suppliscono le grida: la qual cosa non accade nelle cose certe».
  4. «Nessuno dee imitare la maniera di un altro, perchè sarà detto nipote e non figliuolo della natura.... Vedi le attitudini degli uomini nei loro accidenti, senza che essi si avveggano che li consideri.... E quelle noterai con brevi segni in un tuo piccolo libretto, e serberai come tuoi autori e maestri».
  5. «Pittore che desideri grandissima pratica, hai da intendere, che se tu non la fai sopra buon fondamento delle cose naturali, farai opera con assai poco onore, e men guadagno; e se la farai buona, l’opere tue saranno molte e buone, con tuo grande onore e utilità. Quella pittura è più laudabile, la quale ha più conformità con la cosa imitata.... Questo paragone è a confusione di quei pittori, i quali vogliono racconciare le cose di natura; la quale usanza è tanto penetrata e stabilita nel lor corrotto giudizio, che fan credere lor medesimi che la natura, o chi imita la natura, faccia grandissimi errori a non fare come essi fanno».