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xxxvi commentario

fu ricevuto con favore da Lodovico il Moro. Sarebbe inutile il ricercare se questi lo ritenesse perchè molto dilettavasi del suono di uno strumento che Leonardo aveva di sua mano fabbricato, d’argento gran parte, in forma di teschio di cavallo (come il Vasari asserisce), o perchè volesse fargli eseguire in bronzo la statua equestre di Francesco I Sforza, suo padre. Si è combattuto l’asserzione del Vasari, dicendo che la prima opera che condusse fu il cavallo, ma si sa nondimeno che i principi d’allora più si dilettavano di musici e di cortigiane, che di opere d’arte e di scienza; e che i poeti, gli artisti, gli scienziati erano ricevuti alla corte del Moro, purchè non avessero onta di adoperare l’ingegno e l’opera loro a commendazione degli scandalosi amori di lui, che nobili e rispettabili donzelle ai piaceri suoi sfacciatamente prostituiva.1 Onde ci basti d’aver veduto non ultima delle opere di Leonardo in Milano essere stati i ritratti delle due concubine di Lodovico. Affrettiamoci piuttosto a rammentare, come in così piccoli principî sapesse Leonardo circondarsi di allievi dai quali era ammirato e che facevano gran parte della sua gloria, avere a familiari le più ragguardevoli persone di Milano e gli uomini più dotti del suo tempo. Tra i quali abbiamo parlato di Marcantonio della Torre, e diremo di Fra Luca Paciolo, che aveva comuni con Leonardo la vita e gli studi e rappresentava in quella città degnamente il fiore della scienza toscana. Il primo ebbe di mano di Leonardo i disegni dell’Anatomia; il secondo quelli del Trattato della divina proporzione. Questi era forse il solo che potesse intendere la mente di quel divino nelle speculazioni appartenenti alla filosofia naturale ed aiutarlo con il sapere profondo negli studi più severi. Debbonsi a questo tempo i frammenti riportati dal Venturi sulla caduta dei gravi combinata colla rotazione della terra, sull’oscillazione delle varie parti di un sistema attorno attorno al centro di attrazione, sulla resistenza rispettiva dei solidi, sull’attrito, la teoria del piano inclinato e delle forze applicate obliquamente alla leva, il principio delle velocità virtuali. Di questi studi di meccanica il Paciolo parla con ammirazione ed esalta Leonardo sopra tutti coloro che frequentavano la corte di Lodovico.

Il quale pare non lo rimunerasse largamente: perchè dopo quindici anni di lavori al colosso; dopo l’istituzione dell’Accademia Vinciana, per la quale aveva scritto il Trattato della pittura; dopo aver corretto i lavori del Naviglio; dopo aver dato opera al trattato del moto locale, agli studi di meccanica e di anatomia comparata; Leonardo scrive al duca2 che vuol mutare la sua arte, perchè non ha commissione alcuna; chiede che gli sia dato qualche vestimento e si lagna di essere restato ad avere il salario di due anni; che dei suoi lavori ha avuto soltanto di che pagare i suoi operai; che, detratte le spese, si trova avanzato della sua opera circa quindici lire. Forse questi lamenti mossero il duca ad onesta vergogna, poichè dette a Leonardo nel 1499, 26 aprile, sedici pertiche di una vigna3 comprata dal monastero di San Vittore presso porta Vercellina: della quale non potè godere a lungo tranquillamente. Chè, invasa nell’anno stesso Milano dai Francesi, il duca perse lo Stato, e Leonardo vide il modello del cavallo fatto bersaglio ai tiri dei balestrieri guasconi e distrutto. All’età di quarant’anni, dopo avere speso il fiore della vita a condurre opere d’arte e di utilità pubblica, a comporre grandi trattati, onde le scienze e le arti doveano rinnovarsi del tutto, ridotto

  1. Vedi Amoretti, pag. 40, parlando dei ritratti di Cecilia Gallerani e di Lucrezia Crivelli.
  2. «Essermi data più alcuna commessione di alcuni.... Del premio del mio servitio perchè non son da esserle da.... cose assegnationi perchè loro hanno entrate di p......ti, e che bene possono aspettare più di me.... non la mia arte la quale voglio mutare, e.... dato qualche vestimento. — Signore, conosciendo io la mente di vostra excellentia esser ochupata.... Il ricordare a vostra signoria le mie piccole cose. Ella mi messe in silenzio.... ch’il mio taciere fosse causa di fare isdegnare vostra signoria.... la mia vita ai vostri servitii.... mi trovo continuamente parato a ubidire.... del cavallo non dirò niente perchè cognosco i tempi.... a V. Sig. chom’io restai avere il salario di due anni del.... con due maestri i quali continuo stettono a mio salario e spese.... che alfine mi trovai avanzato di detta opera circa lire 15 mi.... opere di fama, per le quali io potessi mostrare a quelli che io sono sta.... da per tutto ma io non so dove io potessi spendere le mie opere.... l’avere atteso a guadagnarmi la vita». (Amoretti, pag. 83).
  3. Ivi, pag. 85.