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xxviii commentario

il suo ciamberlano M. de Lyoncourt di offrirla a Carlo I, re d’Inghilterra, il quale dette in cambio un ritratto d’Erasmo dell’Holbein e una Santa Famiglia di Tiziano. Alla morte di Carlo I, fu venduta per 140 lire sterline al banchiere Jabach, che poi la cedette a Luigi XIV. — Fu incisa dal Boulanger, quando essa apparteneva al Jabach.

— Tavola con Nostra Donna, il Bambino Gesù e sant’Anna. La Vergine, seduta sulle ginocchia della madre, s’inchina per prendere il bambino, il quale è in terra accarezzando un agnello. Il fondo è un paese montuoso. Fu intagliata da J. N. Laugier.1 L’autenticità di questo quadro è stata vivamente impugnata da ragguardevoli critici, che, sebbene ne ammirassero la bellezza, tuttavia hanno cercato di dimostrare ch’esso non poteva esser della mano di Leonardo. Per epilogare convenientemente questa polemica, che forma la materia di più di un volume, usciremmo dai limiti assegnati al nostro lavoro. Bastino dunque le seguenti indicazioni. Il quadro del Louvre fu ricondotto d’Italia in Francia dal cardinale di Richelieu, quando nel dicembre del 1629 comandava in persona l’assedio di Casale. Ornò la quadreria del cardinale, ed alla morte di lui passò in quella del re. I signori Dufresne, Félibien, Mariette, Lepicié danno questa pittura a Leonardo. Più tardi, al Landon, a Lorenzo e Rabilliardo Peronville, editori del Museo Francese, venner dubbi sulla verità di questa attribuzione, e pensarono che potesse essere invece di Bernardino Luini. Il Waagen la tiene come opera di un allievo del Vinci: e di questo avviso è pure l’abate Aimé-Guillon, che ha scritto un’opera sulle molte ripetizioni di questa composizione. Il Delécluze crede ch’essa sia stata dipinta dal Salai o dal Luino sotto gli occhi di Leonardo, e forse anco ritoccata da lui. Il Passavant non vede in questa pittura che il pennello del maestro; e un gran numero di conoscitori sono della stessa opinione. La composizione del cartone, che, come abbiamo notato, è ancora in essere (vedi sopra a pag. xvi, nota 2), differisce da quella del quadro del Louvre. Più copie o ripetizioni di questa pittura si conoscono: quella della galleria di Leuchtenberg a Monaco, già stata nella chiesa di San Celso a Milano, è generalmente tenuta come opera del Salaì: e se ne vede un intaglio nella Scuola di Leonardo da Vinci in Lombardia, edita dal Fumagalli, Milano, 1811. Pure del Salaì si tiene quella della galleria di Firenze. A Milano se ne vede una nell’Ambrosiana di Bernardino Luini. Tornando a dire del quadro del Louvre, concluderemo col Mündler «che, a malgrado delle molte autorità allegate di sopra, alcune delle quali assai rispettabili, non si può ammettere mai che ad altri fuor che a Leonardo sarebbe riuscito di dipingere questo capolavoro, uno dei gioielli del Louvre, uno dei prodigi dell’arte. Gli accessori son trascurati, i panni non finiti; ma le teste! come descrivere l’eloquenza di quelle labbra, l’incanto ineffabile di quel sorriso, il fascino di quello sguardo, donde l’amore trabocca come da vaso troppo pieno? E della esecuzione che dir si può mai? Avvi egli in pittura esempio di potenza più grande e di egual finezza di modellato? E come immaginar si può, in una opera eseguita sopra un cartone del maestro, quell’accordo intimo tra il pensiero e l’effettuazione sua, quando Leonardo stesso sarebbe stato incapace di rendere con tanta perfezione i concetti d’altrui?» (Essai d’une Analyse critique de la Notice des Tableaux italiens du Louvre, ecc. [di Federigo Villot], par Otto Mündler, Paris, Didot, 1850).

— La Madonna delle Rocce (La Vierge aux Rochers). Il Bambino Gesù sedente, e sostenuto da un angelo, benedice il piccolo san Giovanni presentatogli dalla Madonna. Nel fondo, una grotta, un paese e rocce di bizzarra forma, donde al quadro è venuto il nome della Madonna delle Rocce. Se ne ha un intaglio del Boucher Desnoyers. — Il quadro era nella collezione di Francesco I. — Il Waagen non crede che sia autentico. Il Passavant pensa che sia una copia di quello fatto da Leonardo per la cappella della Concezione della chiesa dei Francescani a Milano, dal Lomazzo citata nel libro II, cap. xvii del suo Trattato della pittura. Questo quadro fu venduto nel 1796 al pittore

  1. † La tavola di Nostra Donna con Gesù Bambino e sant’Anna fu riprodotta in cromolitografia nell’opera Chefs-d’œuvre de la peinture italienne del Match.