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vita di leonardo da vinci xix

Dicesi che per disegnare il detto cartone fece uno edifizio artificiosissimo, che stringendolo s’alzava, ed allargandolo s’abbassava. Ed imaginandosi di volere a olio colorire in muro, fece una composizione d’una mistura sì grossa per lo incollato del muro, che continuando a dipignere in detta sala, cominciò a colare di maniera, che in breve tempo abbandonò quella, vedendola guastare.1

Aveva Lionardo grandissimo animo, ed in ogni sua azione era generosissimo.

    pubblicata dal pittore francese Bergeret sopra un disegno posseduto da lui stesso. La descrizione del Vasari non concorda pienamente con queste composizioni. Egli dice assalitore quel cavaliere che tiene la bandiera colle due mani e sopra le spalle, e possessori e difensori della bandiera medesima i due avversari; mentre i disegni mostrano il contrario. Egli parla anche di quattro cavalieri, cui resisterebbe quel primo, mentre tutto il gruppo non si compone che di quattro. Di questa poca precisione del Vasari non è da far meraviglia, nè sono rarissimi gli esempi: quindi non può essere argomento per tener falsi i ricordi che giunsero fino a noi. Nel disegno ch’è presso il Bergeret vedesi anche il capitano Piccinino precipitato da cavallo e il destriero fuggente. Sebbene alcuni abbian difeso l’autenticità di questo gruppo, riconoscendolo per uno studio fatto da qualche discepolo di Leonardo, pure si tiene, e con assai più ragione, per una contraffazione; poco rileva se di mano antica o moderna. † Una bella incisione di questo gruppo di cavalieri fu fatta non sono molti anni dal signor Henry Haussoullier, pittore francese.

  1. I documenti pubblicati dal Gaye (Carteggio, ecc., II, 88-89), curiosi ed importanti per le particolarità minute intorno alle spese de’ colori, d’olii, d’ordigni, ponti, ecc., fatte per questo lavoro, provano chiaramente che Leonardo vi attese quasi interi i due anni 1504 e 1505, e che, oltre alla esecuzione del cartone, egli condusse molto innanzi anche il dipinto: tanto che a’ 30 d’aprile 1513 si trova il ricordo seguente: «A Francesco di Chappello, «legnaiuolo lire 8.12, per braccia 43 d’asse, ecc., per armare intorno le figure dipinte nella sala grande della guardia, di mano di Lionardo da Vinci, per difenderle che le non sieno guaste». A questo s’aggiunge la testimonianza del Memoriale dell’Albertini, impresso nel 1510, dove, tra le cose della sala grande nuova del Consiglio major, si nominano li cavalli di Leonardo Vinci, et li disegni di Michelangelo. Se poi quest’affresco perisse per la cattiva composizione dell’intonaco e dei colori, come dice il Vasari, ovvero per i mutamenti fatti in quel luogo, non sappiamo risolvere: forse per l’una e per l’altra cagione insieme. Il che viene confermato anche dal Gaye, vol. II, pag. 88. Per questo lavoro aveva 15 fiorini larghi d’oro in oro al mese. Ebbe compagni ed aiuti Raffaello d’Antonio di Biagio e Ferrando Spagnolo. † Non si conosce fino ad ora il preciso tempo in cui fu allogata a Leonardo questa pittura. Si può nondimeno congetturare che cada verso l’ottobre del 1503. Infatti sotto il dì 24 di quel mese i Signori e Collegi comandano al Massaio della Camera dell’arme di consegnare a Leonardo la chiave della sala del Papa e delle altre stanze attigue. (Protocollo delle deliberazioni de’ Signori e Collegi dal 1501 al 1504). Il primo ricordo di questo lavoro si ha da un ordine della Signoria agli Operai di Santa Maria del Fiore del 16 di quel mese ed anno, perchè prestino tutto il legname occorrente a riattare il tetto del tinello della sala del Papa in Santa Maria Novella, e da un altro dell’8 gennaio seguente, nel quale si commette ai detti Operai di prestare diverse sorti di legname che bisognava per fare nella detta sala certum quid circa picturam fiendam per Leonardum de Vincio pro palatio dictorum Dominorum. (Deliberazioni degli Operai di Santa Maria del Fiore dall’anno 1496 al 1507, carte 73 verso e 75). Intorno a questo lavoro noi abbiamo una deliberazione de’ Signori e Collegi di Firenze del 4 di maggio del detto anno 1504 (pubblicata nel Giornale storico degli archivi toscani, vol. II, pag. 137), nella quale fu stabilito che Leonardo dovesse aver finito il cartone dentro il mese di febbraio 1505; che per questo lavoro gli si desse a buon conto 15 fiorini d’oro ciascun mese, intendendosi cominciare il primo mese a’ 20 del prossimo passato aprile del detto anno; e che qualora egli non avesse compito il cartone dentro il predetto tempo, i Signori potessero costringerlo alla restituzione de’ denari avuti per quel conto, ed a rilasciare libero il detto cartone; e finalmente che venendo bene a Leonardo di dipingere sul muro quella parte del cartone che avesse disegnato e finito, i detti Signori si sarebbero contentati di dargli ciascun mese quel salario che per tale pittura fosse giudicato conveniente; prolungando in questo caso il tempo assegnatogli per finire il cartone, e promettendo di non allogare la pittura sul muro ad altri senza espresso consenso di lui; il quale dovesse intanto confessare per contratto di aver ricevuto 35 fiorini d’oro in oro già pagatigli innanzi, e tutti gli altri denari che per tale cagione avesse dipoi avuto. Nei libri degli Ufficiali dell’Opera del Palazzo si hanno le partite delle spese fatte per quest’opera, in parte riferite dal Gaye (Carteggio, II, pag. 88). Esse cominciano dal 28 di febbraio 1503 (stesso carteggio 1504) e vanno al 30 d’ottobre 1505, rilevandosi che Leonardo lavorò intorno al cartone fine al febbraio del 1504, e che da questo tempo innanzi attese alla pittura nella sala del Consiglio. Da queste partite è assai