che Lionardo fece di terra, grande, giudicano non aver mai visto più bella cosa nè più superba; il quale durò fino che i Francesi vennono a Milano con Lodovico re di Francia, che lo spezzarono tutto. Ènne anche smarrito un modello piccolo di cera, ch’era tenuto perfetto, insieme con un libro di notomia di cavagli fatto da lui per suo studio. Attese dipoi, ma con maggior cura, alla notomia degli uomini, aiutato e scambievolmente aiutando in questo messer Marcantonio della Torre, eccellente filosofo, che allora leggeva in Pavia, e scriveva di questa maniera: e fu de’ primi (come odo dire) che cominciò a illustrare con la dottrina di Galeno le cose di medicina, e a dar vera luce alla notomia, fino a quel tempo involta in molte e grandissime tenebre d’ignoranza;1 ed in questo si servì maravigliosamente dell’ingegno, opera e mano di Lionardo, che ne fece un libro disegnato di matita rossa e tratteggiato di penna,2 che egli di sua mano scorticò e ritrasse con grandissima diligenza; dove egli fece tutte le ossature, ed a quelle congiunse poi con ordine tutti i nervi e coperse di muscoli; i primi appiccati all’osso, ed i secondi che tengono il fermo, ed i terzi che muovono; ed in quegli a parte per parte di brutti caratteri scrisse lettere, che sono fatte con la mano mancina a rovescio; e chi non ha pratica a leggere, non l’intende, perchè non si leggono se non con lo specchio. Di queste carte della notomia degli uomini n’è gran parte nelle mani di messer Francesco da Melzo gentiluomo milanese, che nel tempo di Lionardo era bellissimo fanciullo3 e molto amato da lui, così come oggi è bello e gentile vecchio,
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Marc’Antonio della Torre veronese, celebre anatomico, morì di trent’anni. Il Giovio ne fece l’elogio. Di lui e di altri uomini illustri della famiglia Della Torre si trovano notizie nella Verona illustrata del Maffei, p. II, lib. 4o.
- ↑ † Qui manca evidentemente qualche parola, come di corpi umani, altrimenti il costrutto non corre.
- ↑ Credesi che quella testa di giovinetto coi capelli inanellati incisa nella tav. iv della raccolta pubblicata dal Gerli sia il ritratto di Francesco Melzi. — * Il Melzi non solo fu amato da Leonardo, ma fu anche suo discepolo; nacque nel 1492, come ci scopre un ricordo di Leonardo stesso. (Amoretti, op. cit., pag. 53 in nota). Lavorò poco, perchè era ricco, ma i suoi quadri sovente confondonsi con quelli del maestro. A Vaprio, nel palazzo della famiglia Melzi, rimane ancora il frammento di una Madonna col putto, dipinto in fresco in proporzione colossale, che con buone ragioni vuolsi attribuire a Francesco Melzi. Se ne ha una incisione nella citata Raccolta del Fumagalli. Il Mariette, in una lettera al conte di Caylus, che è la lxxxiv del secondo volume delle Pittoriche, parla di un quadro rappresentante una Flora, posseduto dal duca di Saint-Simon a Parigi, che tanto tiene della maniera di Leonardo, da giudicarla di lui, se il Melzi non vi avesse scritto il proprio nome. Di questo quadro non sappiamo dare altre notizie. La pinacoteca di Berlino, secondo il Catalogo del Waagen, ha del Melzi una Pomona seduta sotto un olmo intrecciato a una vite, con un canestro di frutti nelle mani, che ascolta le parole del dio Vertunno. Il volume dei disegni anatomici di Leonardo oggi è in possesso dell’Inghilterra. Contiene 235 fogli di carta turchina, o colorita, in-folio grande, su’ quali sono appiccati i disegni. (Vedi Gallenberg, op. cit., pag. 172). Due di queste tavole con molta scrittura, come pure il ritratto di Leonardo, del quale si parla più sotto, furono incise nelle Imitations of Original-Designs by Lionardo da Vinci, dello Chamberlain, London, 1796, in-fol. Come dalla eredità Melzi passasse per diverse mani al re d’Inghilterra è detto nella prefazione dell’opera, pag. 10 e segg. Leonardo usava di scrivere da destra a sinistra a rovescio; così sono tutti i suoi autografi. Il dott. Guglielmo Hunter, nella Introduzione al suo Corso d’anatomia (Londra, 1784), loda i disegni anatomici di Leonardo per la straordinaria esattezza con la quale sono rappresentate le parti più minute dei muscoli, ecc.
† Nella Raccolta del castello di Windsor è lo spaccato di due corpi congiunti, che Leonardo immaginò per ispiegare il modo della fecondazione, che fu dato inciso dallo Chamberlain nel 1812 e poi riprodotto litograficamente a Brunswick nel 1830 col titolo: Tabula anatomica Leonardi Vincii summi quondam pictoris e bibliotheca augustissimi magnae Britanniae Hannoveraeque regis deprompta, venerem obversam e legibus naturae homi-