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882. Delle ombre delle foglie trasparenti.

Le ombre che sono nelle foglie trasparenti, vedute da rovescio, sono quelle medesime ombre che sono dal dritto di esse foglie, le quali traspariscono da rovescio insieme colla parte luminosa, ove è1 il lustro che mai può trasparire. Quando l’una verdura è dietro all’altra, i lustri delle foglie e le trasparenze si dimostrano di maggior potenza che quelle che confinano colla chiarezza dell’aria. E se il sole illumina le foglie che s’inframmettono infra esso e l’occhio, senza che l’occhio veda il sole, allora i lustri delle foglie e le loro trasparenze sono eccessivi. Molto è utile il fare alcune ramificazioni basse, le quali sieno scure e campeggino in verdure illuminate, che sieno alquanto remote dalle prime.

Delle verdure oscure vedute di sotto, quella parte è più oscura ch’è più vicina all’occhio, cioè ch’è più distante dall’aria luminosa.


883. Del non fingere mai foglie trasparenti al sole.

Non fingere mai foglie trasparenti al sole perchè sono confuse; e questo accade perchè sopra la trasparenza di una foglia vi si stamperà l’ombra di un’altra foglia che le sta di sopra, la quale ombra è di termini spediti e di terminata oscurità, ed alcuna volta è mezza o terza parte di essa foglia che adombra, e così tale ramificazione è confusa, ed è da fuggire la sua imitazione. I ramiculi superiori de’ rami laterali delle piante si accostano più al lor ramo maestro che non fanno quei di sotto. Quella foglia è meno trasparente, che piglia il lume infra angoli più disformi. I rami più bassi delle piante che fan grandi foglie e frutti gravi, come noci e fichi e simili, sempre si dirizzano alla terra.


884. Dell'ombra della foglia.

Alcuna volta la foglia ha tre accidenti, cioè ombra, lustro e trasparenza, come se il lume fosse in n alla foglia s e l’occhio in m, che vedrà a luminato, b ombrato, c trasparente. La foglia di superficie concava veduta dal rovescio di sotto in su, alcuna volta si mostrerà mezzo ombrosa e mezzo trasparente; come: po sia la foglia ed il lume m e l’occhio n, il quale vedrà o adombrato, perchè il lume non la percuote infra gli angoli eguali, nè da diritto nè da rovescio, e il p sarà il lume trasparente nel suo rovescio.

  1. Nell’edizione viennese: «fuorchè».